fiume

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fiume della vita

mercoledì 8 agosto 2012

IL VESTITO THAILANDESE, OVVERO UN DONO PER SOGNARE


"Ovunque andiate...che i vostri piedi non inciampano,che le vostre braccia non si indeboliscono e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite...e  le vostre iniziative avranno successo."(Preghiera Tribale)



"Un ago sottile,un pò di filo colorato e l'abilità della donna Hmong; tali gli ingredienti di un'arte dell'abbigliamento tra le più raffinate del mondo" (Paul ed Elaine Lewis)



Uccello del paradiso fatto con tante piccole ali di farfalla


Mi hanno regalato un vestito .Un vestito di seta, composto da un giubbetto finemente ricamato e accompagnato da dei pantaloni neri,sempre di seta .Me l'hanno messo fra le mani e mi hanno detto:"Se ti piace,è tuo. Tu sola puoi indossarlo, con la disinvoltura di una regina." Ho spalancato gli occhi e, me li sono visti diventare enormi come ceri,come per effetto d'una allucinazione da oppio. Spruzzavano oro e incenso. Prima di spogliarsi, mi sono avvicinata al divano di casa e, con il rispetto che si deve verso chi, lavorando in quel modo, ha visto il cielo e la strada che porta al paradiso quando si muore, l'ho ammirato in silenzio, steso, palpitante ancora per tutti quei splendori fatti uscire da mani abili e sapienti, poi presa da furia elettrica e difficile da controllare, l'ho indossato,  felice come mi sentivo in collegio quando in prossimità di qualche festa speciale, o ancor più in ricorrenza del carnevale, o di qualche recita per i parenti,gli amici dei parenti, i conoscenti dei parenti e degli amici dei parenti, ci permettevano di frugare nei grossi bauli allineati in bell'ordine su nella soffitta. Li si sceglieva, li si indossava, ci si incarnava in ciò che aveva suscitato quel costume e, per quel giorno spariva l'educanda, fintamente composta per arruffianarsi la monaca di turno per ottenere l'ora in più del sonno del mattino. Che, alzarsi alle cinque e mezza d'inverno era rabbia di giorno e pigolii la sera, mentre trovare  l'anima dentro a quei vestiti era buttare all'aria ogni frustrazione, crudeltà o ingiustizia per dare libero campo alla vita liberamente immaginata.
Forse il mio amore per il teatro si è consolidato lì e, recitare bene anche quando "sapevo" di recitare male, era un dovere da compiere col piacere sulla pelle sempre umida di goccioline "pensanti". Ribelli tanto, da essere capaci di sganciarsi via via dalle stesse normative imposte dai vari registi senza per questo disturbarne l'ordine delle scene volute dal copione. Ed è così che la vita cresceva, nella conoscenza mia e degli altri, diventando esperienza. La "mia" esperienza.

Davanti allo specchio mi sono più volte rigirata. osservata da ogni parte immaginabile e no, stesa, sfruttata, accarezzata e...non ero più io. Ho eretto la testa in modo naturale,anche se mi pareva d'avere un diadema che pesava per i tanti gioielli  e pietre dure di lapislazzuli e turchese.
 I miei gesti  erano lenti, e le mani lievi come ali di farfalla che,consapevolmente sa di quanto magnifico sia stato il suo viaggio breve, dono prezioso da trasformare in gioia da tramandare a imperituro ricordo negli occhi di chi l'ha vista. In volo, posata su un fiore, nella quartina di un poeta Perché, fanciulla, ciò che tu porti dovrebbe scomparire? Perchè,con le tue stesse mani,coprire i tuoi bei fiori? A vederle così, celarti il petto, si piange per la brama; Continua a sorridere, lasciami ammirare i tuoi seni!

 Di colpo mi sono trovata là, dove la vita prepara al gran viaggio senza tumulti di cuore ma con il senso che si trova nel fare bene ogni cosa, ciascuno dentro a un  ruolo, accettato con gioia perché protetti da una gerarchia di poteri, degli spiriti, del cielo (dei e divinità), della terra e dell'acqua (spiriti serpente,demoni, ecc.) e,che, benevoli o maligni che fossero andavano placati,se si voleva trarre vantaggio dai loro poteri.
Grande amico, corrente maestosa, compagno della nostra vita! Da te vengono le nostre gioie e i nostri dolori. Come una madre che vegli il figlio e lo allatti, la tua acqua immensa amorevolmente ci insegna quanto valgono le lacrime.

Rapide visioni si avvicendano e spariscono in fretta come in fretta son venute.
Un'alta pira di sandalo,con legno d'aloe, di calambac e di benzoino alla quale si appiccicato il fuoco di un re, fra pianti sconsolati di tutto il suo popolo. Poi raccolte le ceneri in cassa d'argento e imbarcata,scortata da altre imbarcazioni che portavano carichi di diverse sorte di idoli, in figure di serpenti, bestie, uccelli che bruciavano anch'essi dopo l'inumazione dell'arca d'argento,tra stramazzi di grida, urla, tiri d'artiglieria, corni e campane.
Beh,almeno "lui"  avrà trovato la strada per l'aldilà, con la cerimonia funebre dovuta certamente al suo rango! mi dico.

Si susseguono come lampi visioni di lotte per il potere. Il secolo d'oro del Lan Na che diede apertura al concilio mondiale del buddhismo ((1455), al commercio,le arti, l'istruzione. L'invasione Birmana, a pretesto della quale una diatriba relativa al possesso di un potente talismano (una statua del Buddha), il relativo insediamento,ben tollerato dalla popolazione,le guerre birmane (1727-1770),altri monarchi e altre guerre, compresa quella del Pacifico (1942 conclusa con la clamorosa sconfitta nipponica). Periodi di disordine, la Rivoluzione Studentesca (ottobre 1973), numerosi colpi di stato, sino ad arrivare al 1992 con le elezioni che ha portato alla alla coalizione di cinque partiti governati da Chuan Leekpai che tenterà di arginare la crescente corruzione. 
Fermo l'immagine sui "poteri" espressi dalla presunzione dei piccoli uomini e penso che in fondo proprio nulla è cambiato da quando Caino uccise Abele.

L'improvviso di un precetto buddhista mi fa sorridere mentre accarezza  con la mano il bordo ricamato del vestito. Non riempire il tuo spirito di cose materiali,non operare ad altri fini che non siano la Carità e la Verità. Bello. Bello veramente. Anche se immediata mi viene la domanda:" Ma su questa grande eredità, trasmessa solo oralmente,quanti altri ne avranno approfittato, revisionandola, per manipolare e assoggettare le menti aperte a quelle insegnamento originario?...Rabbrividisce per le gravose responsabilità che penseranno  sul piatto della Giustizia quando...

 Ritorno al bellissimo vestito thailandese che indosso. Penso al lavoro delle mani che l' hanno costruito. E' in tinta unita,cangiante in alcuni punti,decorato con motivi geometrici,comprato da un venditore d'alto artigianato o forse anche da un venditore ambulante.

Un fiume mi passa veloce davanti agli occhi e subito scorre via. Ha la bellezza del mio vestito. Imprevisto e, che, indosserà alla prima occasione, quando avrò perso una taglia. Se voglio, sono ferma e decisa anche per cominciare una dieta. So che non sarà facile,però se voglio mettere quel vestito,andare un un ristorantino tailandese, gustarsi il pesce fresco mescolato a riso e legumi e condito da spezie profumate, debbo cominciare già da ora. Perlomeno a pensarlo seriamente. Intanto vado su e giù nella stanza lunga che si allarga ad imbuto,scintillante di colori rubati a quelle mani e al loro bel mare e, mi sento una regina, semplice e buona, aggrappata solo alla sua bandiera di seta con stampato il simbolo di un cavallo. Cavallo del vento.

Da lontano sento i primi colpi del gong sospeso tra due zanne d'elefante che magari ho confuso con una grossa cetra anche lei però col manico d'avorio. Qualcosa in ogni caso,a sempre a che fare con l'elefante e il suo simbolo di sacralità. Più lontano ancora, delle ombre. Forse una pantomima di una satira sociale mimata da artisti della strada felici di graffiare con le unghie i poteri costituiti almeno in danza, sono mascherati ma con smorfie a profusione."Dita bianche e incurvate come petali di gelsomino,appoggiate alla vita come un ragno,e quest'unico gesto basta a indicare che la danzatrice si appresta a strapparsi,con due unghie, il cuore" avrebbe detto Paul Morand ignorando il mio bel vestito.

Ritorno alla mia realtà. Realtà che ora si esprime nella fame. Lo stomaco brontola e gli odori di cucina (buona) sono sparsi nell'aria. Per questa sera la dieta può attendere. La lingua si arrotola e  assapora già quello che mi sono preparata prima di accingersi a scrivere di questo dono intrigante e bello che mi ha portato lontano,in terre sconosciute e  al teatro. Il teatro vero e quello artificiale costruito dentro a quello vero.


Mirka



"Thai music"





Note:Il poeta, della quartina, e prediletto del re Narai (1656-1688) si chiama Sri Praj. Spesso i suoi versi sono di dolore perché condannato a vivere in esilio
 Nawarat Phonghayboon è uno dei massimi poeti thailandesi contemporanei. La sua opera è un grande omaggio al suo Paese e,coronata nel 1980 dal PREMIO letterario "S. E. A .Write.


Le foto sono mie

10 commenti:

  1. Anche se è un vestito thai, io ti vedo bene come Liù.. :)

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    1. Grazie MARZIO la tua è un'immagine dolcissima e un bellissimo complimento.Mirka

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  2. Sempre grande! Sai che quando mi capita di leggerti,mi sento proprio bene? Quel tipo di doni sono fatti per chi ha un'immaginazione forte e sa sognare in grande e lontano,tanto intensamente da trasmettere in chi legge la voglia di conoscere altre dimensioni,oppure cominciare a sognare veramente.Chissà se è troppo tardi per farlo?...Come stai? Fatti sentire qualche volta.Antonio Fuiano

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    1. Dai ANTONIO,non esagerare! E po sai che divento pure rossa e con questo sole ci faccio anche la figura del gambero arrostito a puntino.Ma se avessi,per qualche via,invogliato ad uscire dalla consuetudine di abitudini morte,allora sempre un'Evviva e,un'Evviva convinto.
      A presto.Quasi come ai vecchi tempi del Foro...Mirka

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  3. Chi ti ha fatto quel dono sapeva con sicurezza di fare una cosa giusta per te e,ha fatto bene.Tu sei nata per il teatro.E tutto è servito per arrivare a lui,dire di lui,fare di lui.Gli abbandoni inspiegabili,la crudeltà del collegio che tu subivi cercando di mitigarne le "inspiegabil" ingiustizie, ribellandoti come potevi.Anche a costo di romperti la schiena.La vita,poi...ti ha insegnato a fare del buon teatro,anche quando lo stavi facendo male. Intanto,però imparavi.Imparavi a rafforzare te stessa,la tua forza interiore,il "bozzolo" della tua essenza.Ed è così che cresceva la stima navigata proprio su quegli errori che il tuo il tuo coraggio forse persino un tantino spavaldo ti aveva condotto lungo l'inconoscibile fiume sempre pronto a capovlgere barca e barcaiolo nei suoi momenti di furia "indifferente",mentre asciugava gli occhi fin troppo umidi,mai abbastanza,però,er urlare al mondo che avevi ben compreso la vita,il suo magnifico dono regalato con una mano,con l'altra un conto fortissimo e smisurato per chi sentiva il diritto alla felicità, "la vocazione",diresti tu, della quale ne avresti pienamente goduto "regalandola" con la saggiezza conquistata di un Siddartha,o la naturalezza di una regina.Semplice e buona.
    E' bello questo post e ti descrive alla perfezione.Ma io ti (ordino) di riposarti tutta.Mi fa male constatare che ancora questo premio non te lo puoi concedere.Un abbraccio troppo commosso per esserti vicino come avrei voluto.F.

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  4. Grazie F.
    E'così.Predestinazione intensa al dolore come alla gioia,il teatro un mezzo potente per cantarli.
    Ti abbraccio forte anch'io e...cercherò di fare tesoro di tutto quanto mi hai donato con questo bellissimo commento.Mirka

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  5. L'ho vista in teatro e so come indossa i costumi.Quel vestito è stato un regalo consapevole,azzeccato e meritatissimo.M'auguro di rivederla presto tra quelle scene di palcoscenico.L'applauso e i fiori sono già nell'intenzione.Giorgio S.

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    1. Grazie infinite GIORGIO.
      Si.La disinvoltura del teatro è nata insieme a me e,mia madre ben lo sapeva.
      Il mio ritorno al teatro? Mah! In cuor mio ho chiuso anche se so che le "Vie del Signore sono infinite".
      Un abbraccio,Mirka

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  6. La vita è proprio un gran teatro,dove ognuno recita la sua parte come può.I più senza accorgersi di recitarla malissimo.
    Tu riempi di te tutta la scena.Se penso al Sansone,mi si riempiono gli occhi di lacrime come faccio ora per questo racconto.Baci baci.Ori

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    1. Dalida e Carmen mi calzavano come una seconda pelle,ORI,compreso le tante goccioline che continuavano a distribuirsi in tutto il corpo e che io lasciavo fluire preoccupata solo per gli occhi.(lentine-trucco).
      Bacio,Mirka

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