...Oh come calda di ricordi è la vecchia madia mentre le vespe pungono gli occhi
Ti piaceva inzuppare il gnocco fritto nel latte
la sera
Mi accoglieva come Turandot sull'ultimo dei tre indovinelli
la sera e poi anche al mattino
Non ti lamentavi mai sul dolore che ti stia consumando se non per dirmi
"Aiutami"
e quando sin giocava a briscola per TE era solo l'inizio quando si era alla fine
ridendo ai miei soffi senza l'astuzia dei baffi
A mezzo delle frasi ti facevi uscire sempre come va? ti rispondevo "Mah!"
sorniona sorridevi, quasi a castigare la terra battendosi il polso rovesciato cantilenando bene il ritmo mentre mi facevi il verso
"Chi dice mah cuor contento non ha ma chi non lo dice non è felice"
Il tuo odore sapeva di cioccolata scavata in ogni anfratto della casa
E quel quel bastone che pestavi zittendo tutti bloccando i passi già avviati per ognuno la sua strada, mentre il tuo occhio indagatore portava elettricità ai miei nervi bagnati come un cielo di lamenti
Spuntano da ogni spigolo fotografie che non vorrei toccare per timore di un sale che non sa la dose necessaria a un finito che lascia buono in bocca
Fra poco è novembre
ma quanto vorrei non dover anticipare il tempo verso quel viale di cipressi, ferma davanti al portone d'una casa fredda e grigia rassegnata a portare colori fra le mani.
Mi son fatta persino spavalda mentre varcavo quel cancello, sai?.
Il pigolio d'un uccello mi faceva compagnia e io ne imitavo il piopio
E ci credevo col cuore rallentato sino a spingermi alla fontanella recitando un Requiem sottratto a un chiaroscuro inutile perché imparato come fanno i pappagalli a una scuola dove il pensiero svolta sulla logica delle conchiglie morte e benedette dal Signore.
Ma fingevo la forza che non ho
Io che di forte tengo solo le vespe che si azzuffano agli occhi
mentre indifferente continua il suo giro la vita
mi sussurra con suadente melodia che apprendista sono e viandante
la tregua quell'albero da cui TU facesti nascere e crescere i primi canti alla ancora crisalide nel tutto appare in un assolo che ogni volta si prepara al congedo e sempre lì rimane.
Sarà per questo che oggi taglio i tramonti con la mano tremula sulla banchina di memorie fra una lacrima e l'altra che rintoccano come campana e a morto,io viva, con l'occhio che alla macchina si trascina per buttare giù queste parole, affinché nella casa di adesso tu le possa accogliere come il dolcetto che ti portavo sempre,col cuore in subbuglio, ora, per quel silenzio che mi fa paura. Un poco.
Mirka
"Kindertotenlieder" (G.Mahler)
Quanto accoramento e poesia in queste parole, che sono universali. La musica, le immagini, l'aria di novembre che fra poco è qui coi suoi sapori amari. Il nostro cammino verso quei tepori spenti, dove anche il cinguettio di un uccellino ed un'ala che sbatte sono qualcosa di consolatorio.
RispondiEliminaGrazie DomenicaLuiso.Speriamo che ci restino almeno le castagne di vero e da mangiare.Un abbraccio,Mirka
RispondiEliminaAh, che meraviglia i kindertotenlieder.. non potevi trovare miglior espressione per descrivere lo spirito del testo...
RispondiEliminaMa come hai detto tu, castagne, vino novello, ciocco che arde nel focolare. E spalla cotta con il gnocco fritto....
Commoventi sempre quei kindertotenlieder,MARZIO, anche se li ho cantati tante volte e cantati poi da un'artista come la Ferrier diretti da uno dei più alti conoscitori di Malher come Bruno Walter.
EliminaNoi continuiamo ad ascoltarli,con l'augurio che, anche il vino novello non manchi dal desco di fine autunno.
Ciao,Mirka
"apprendista sono e viandante" della vita...così mi vedo e ti penso
RispondiEliminagufoazzurro (luigi)
Grazie LUIGI,anche tu sei pensiero bello.Mirka
EliminaIl presente che si scontra con uno dei più grossi misteri.La morte.Il doppio di una somma incerta e indecifrabile di un'infinito domandarsi che sarà sempre approssimativo e, che i Kindertotenlieder esprimono nel loro tragico struggente percorso musicale.Un caro abbraccio.Klaus V.
RispondiElimina...eppure gli occhi guidono KLAUS ,sempre che li si voglia capire.Grazie infinite,Mirka
EliminaQuesto stato d'animo descritto con tanta intensità, lo proviamo tutti quando si varca quel cancello,Mirka cara.Ed è allora,veramente,che si riflette sul poco che siamo,su ogni cosa trasmessa da loro e che noi ci portiamo appresso affinchè il ricordo continui ad essere vita,da trasmettere,a nostra volta,in qualche cosa da scoprire nell'itinerario già cominciato.Ti abbraccio forte ghepardina.Carlotta
RispondiEliminaVero CARLOTTA,"qualcosa" è sempre lì e in attesa di noi.Scoprire è RI-scoprire e coerentemente agire nel nuovo lasciatoci dal vecchio.Baci,Mirka
EliminaCarissima,solo lì c'è la risposta a tutti i nostri perchè.
RispondiEliminaMi ha commosso leggerti,vedere la fotografia di una persona che ho conosciuto bene, "schietta e spiccia" ma che si faceva intendere anche senza alzare la voce,ascoltare la musica,divina, che hai postato.Un affettuoso abbraccio.Av R.S.
In ogni cosa che si trasforma,caro AVVOCATO, c'è una verità da cogliere.Sta a noi farla brillare di luce propria per darle il senso originario dalla quale scaturì prima che la polvere.
Elimina"Schietta e spiccia".Già! Caratteristiche preziose che non sempre ho apprezzato quando Lei mi puntava gli occhi.
Mi scaldo al tuo abbraccio senza uscire per un pò.Mirka
Cara cara amica,tu sai della mia prova recente!...Ho letto questo post battito dopo battito.Poi non ce lo fatta più.Così mi sono fermata sulle immagini,al significato delle parole di quel canto sublime che, in tempi non lontanissimi ho ascoltato da te e piangevo chinando la testa per non farmi vedere.Ti abbraccio forte.Lilli
RispondiEliminaPerò ti ho vista io,cara LILLI che abbraccio con infinita tenerezza attendendo di farlo fisicamente molto presto.Mirka
EliminaAnche la realtà del cimitero in te diventa poesia e canto.Ti abbraccio con dolcezza.A.
RispondiEliminaE' spesso dai cimiteri,caro A.ch'io ricevo rinnovate serenità,il senso (pieno) per essere passata su questa terra e averne goduto dispensando in larghezza quando fu possibile farlo.Grazie,Mirka
Eliminasicura di non averla quella forza?
RispondiEliminaSono sicura di avere quella forza,MASSIMO, anche sea volte me la devo ricordare.Mirka
EliminaI morti parlano più e meglio dei vivi,i vivi, spesso, sono troppo intrigati nei loro personali labirinti per cominciare, almeno una volta, nella vita, a rendersi più comprensibili o a comunicare "realmente" affinchè si scambnoi le reciproche verità umana..Ed è così che aumenta la solitudine,l'estraneità,il buio.Ma tu sei"te" e viva tra i morti che camminano.Ti abbraccio.F.
RispondiEliminaI vivi,F. quando si ostinano a restare nella cecità del buio,danno alimento ai morti riscavandone le ossa.Dovere nostro provare a far vivere le ossa anche quando son umide per "estraneità" entrata a forza.
EliminaGrazie,Mirka
C'è una tale bellezza, sofferta come un parto,in questo post,che non permette d'aggiungere altro che affetto,abbracci,un grazie dal cuore.L'ultima volta che ho ascoltato i Kindertotenlieder è stato a Roma.Che emozione Mirka! M.Berni
RispondiElimina...e pensare che non ho più aperto lo spartito,MONICA a cui lascio una lacrima che ancora fuma.Mirka
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