fiume

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fiume della vita

sabato 20 ottobre 2012

E FINALMENTE IL SILENZIO NON IMPOVERITO.


...r si cammina perché piace e forse per alleggerirsi il peso di sbagli e di cadute


.....e si attende un sole che illumini,un faro fosse solo pure un lampione


...e infine la notte coi suoi silenzi che ridono, abbracciano come ceppi caldi scambiati a felicità di vivi. In lontananza sul vibrato di memoria, il nitrito di un cavallo che come la vita sorprende come da creazione o nuovo giorno.


La giornata era cominciata con l'accavallamento di telefonate. Alcune un poco concitate.    Intanto scriveva su un blocco, in modo incomprensibili anche a lei, mentre ascoltava, la cornetta arroventata via via come per chiasso assolutamente non messo in conto.     Guardava fuori dalla finestra, da dove si ergeva il grande faggio e al balcone i fiori rossi, viola, e bianchi, appena un poco sporcati.     Sentiva il volto a volte sbiancare, a volte  farsi rosso come per  un messaggio cardiaco..   Un leggero vento d'autunno agitava la sottile tenda della veranda. La intravvedeva da lontano. Sapeva d'avere lasciato aperto la porta che dà sul giardino abbracciandolo con un poco di malinconia.   Avrebbe voluto infilarsi dentro a quel prato di cui ne vedeva il verde del colore del muschio quando la pioggia l'ha in brillato, come faceva un tempo.   Essere filo fra i tanti fili e felice.   Felice perché inconsapevole di tutto. Oppure consapevole ma solo in parte.
Il vento arrivava sino a lei come una carezza.   Ascolta la voce al telefono e intanto si guarda attorno. Tutto in ordine come sempre. I libri ben allineati negli scaffali, alcuni accavallati uno sull'altro, ma coi titoli al dritto. Visibili all'occhio. Anche al più miope. Il vaso di cristallo al centro della tavola è vuoto  Si riempirà di nuovo. Prima o poi di tanti colori o semplicemente di un unico colore. Magari tulipani. Chissà!  Un cappello  lasciato sul divano, vicino a dei fogli ancora da scrivere la colpisce. Il divano sta di fronte a una scacchiera di alabastro, inutile perché lei  non sa giocare a scacchi. Eppure le sarebbe piaciuto imparare. Insegue mosse immaginarie e, voilà che perde una battuta del discorso al telefono. Il cuore azzuffato con un battito a sorpresa, ma subito torna alla regolarità quando riesce a riprendere il senso del discorso. 

Non non deve sbagliare. Non deve distrarsi da ciò che sta per dire al telefono. E' importante. Ne va della sua credibilità. Così fa uno sforzo che supera l'istinto e la voglia e si concentra.   Sa che ha un sacco di cose da fare. Alcune le de legherebbe seduta stante. Cosa che purtroppo non le è possibile fare.  E allora si distrae ancora.  In lontananza sente lo sbrigare della vicina. E' un poco fuori di testa. Forse la vita testimone varicosa, forse l'uomo violento che le vive in casa. Forse perché non è capita.   Spesso la sente parlare da sola, e rabbrividisce.  Diversi invece, sono gli altri dirimpettai.  Felici del lavoro che fanno, ognuno in tacito ruolo di parti ben suddivise. La moglie dell'unico figlio, è sempre la prima ad alzarsi, al mattino. E' felice di ostentare ogni merito di fatica attratta da ogni mattone che mette e che sa essere perno di moltiplicazione.   Un motore avvia il suo giro. Chissà se i pensieri  che ha in testa assomigliano ai suoi.
E' bello guardare la vita che ti passa davanti, senza essere visto e immaginare sogni, infrazioni, deviazioni, dolori conseguenti, l' imbarazzo per averlo capito, la possibilità di un riscatto, fosse solo per violenza che spacca i polmoni che nel silenzio respirano lo spaccato d'una vita intravista guardando fuori. Da una finestra. Da te. Oltre se stessi. Un sogno ostinato vivo, come quel "bulbo" rubato alla zia in un giorno lontano e cresciuto a splendido fiore colorato anche  quando svuoterà quel più che lo rendeva persino un poco scacciato per turbine di Individualistico affacciato.

Ha preso il caffè lasciato sul tavolo della cucina. Uno schifo di freddo con le zollette di zucchero neppure sciolte..  Ha deposto la tazzina nel lavello d'alluminio comprato da poco. Ha lasciato una smorfia di disprezzo ai ladri che glielo hanno venduto,si è appoggiata al vetro della finestra,godendo nel mescolare al freddo del vetro il suo caldo di temperatura 36. Abbraccia tutto il poco che riesce a vedere e il tanto che riesce a vedere oltre quella finestra. L'albero, gli uccelli, i cani, i gatti, le galline. Poi alza gli occhi, si sbatte un poco e si indurisce, diventano chiari come una rivisitata sorgente quando capisce che, vivere è pur sempre affrontare i due poli della stessa medaglia. Ed è con questo stato d'animo che s'incammina alla porta per affrontare il giorno.

Nel fuori.

Subito inciampo e non sono i sampietrini, ma un'unica pietra coperta da un ciuffo d'erba.    Mi faccio prudente come una lumaca che non ha mai conosciuto scadenze di nessun tipo se non quello di lasciare antenne e bava.   Però mi spavento un poco per un rigagnolo rosso vermiglio. Così divento la vigilanza bravissima e solerte a multare, come quella che è di turno ogni mattina. O almeno ci provo.
Ricordo mia madre che non conosceva fretta neanche quando doveva stendere i panni, ritirarli e riporli nei cassetti. (Tutto il  mio contrario!) Solo quando doveva provvedere a me, conosceva la fretta e lì era imprendibile come il vento che soffia o scardina.
Debbo ricordarmi il rosario dei "Riposa in pace", dice nel muto fervente di se stessa

Un uomo in bicicletta mi sfiora con un ciao a un palmo dal mio naso. Sussulto ma l'ho ritengo un privilegio e ricambio. In quel ciao c'era il "piacere" autentico e io l'ho sentito coi pori dilatati.

Alla posta c'è una fila d'una umanità più animale che di crisantemi da guardare ma...aspetto il mio turno rassegnata e distratta. Un gentiluomo mi ha ceduto il suo posto.
Infine eccomi davanti allo sportello. Cerco di blandire una tizia dall'espressione di arpia, sulla mia innocenza che ha generato equivoco e disguido.     Risultato?...Avrei voluto imbrattate la lucida faccia di morchia. Invece sono stata zitta e per gesto le ho regalato  un cenno della testa
Il mondo è quello che è, e noi ben poco possiamo fare per cambiarlo.  Resta la speranza è vero, che però confonde, anche se bisogna provare a crederci.

E si arriva dentro a un gruppo ben addestrato che ci sente solo da un orecchio.
Dopo quattro ore di parole sulle prossime Elezioni già truccate nei numeri, nelle regole e nelle impostazioni, e irrazionale quanto gli slogan fuorvianti e le ipocrite promesse dichiarate in malafede, sono del tutto svuotata d'energia..    Anche lì c'è una finestra aperta.  Guardo fuori. Alberi. Il cielo terso e, solo in me il profumo di tigli.  Gli uccelli, pare, non siano mai esistiti.  Rabbrividisce.   E' ora di  incamminarsi verso casa.

Il viale già illuminato.    L'improvviso d'un grillo reale ha provveduto ad illuminare il mio volto ome faro nella notte.   Una panchina di granito a metà del percorso m'ha  invitata a sedere.
Ho pensato all'ultima  scena di Mimì nella Boheme "Sono andati,".     Ho visto il verde e il giallo della valle poco distante da casa mia e ho ripreso il cammino, finalmente rasserenata e forse anche in pace.      Affonda la sera. La luna fa capolino. Fra poco sparirà. E sarà solo una fiammella bianca a ricordarmi che l'ho vista e cercata fra una fuga e l'altra d'alberi, di case, di pensieri..   Scorrono a fiumi i suoni in coralità d'una eternità che sapé se non a perfettissima chiusa.

La Vita è anche  Regno, se diventa oblio dove non manca  la musica che vuoi sentire come unica condizione che realizza e appaga nel mentre fuori si mette in fuga la foresta.

Mirka

"Sono andati" (Boheme-G.Puccini)







  

Le foto mie e visibilmente scattate col cellulare

6 commenti:

  1. Anch'io ti lascio un "ciao" dai capelli alla punta dell'unghia.F.

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    1. Rilassata per fiducia consolidata e sempre in prestito assaporo quel "ciao" e...ringrazio.Mirka

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  2. Camminare per i sentieri del mondo e per compagna la musica che non tradisce .Ecco la Mirka che conosco e che ho amato dal primo momento.Baci anche da S.Carlotta

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    1. Anche Te CARLOTTA,per un bel tratto mi hai stretto la mano nel mentre io curiosa quanto incosciente m'affisavo a lei con il sicuro istinto che difficilmente tradì ogni percorso.Bacio,Mirka

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  3. Descrizione perfetta e originale che condivido in toto.Perchè è bello quando si torna a casa,dimenticare il giorno,ascoltare la musica che ti piace,da soli o stretti in un abbraccio silenzioso.Grazia

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    1. Nell'armonia di un'abbraccio circolare,GRAZIA, ti dico proprio SI.Mirka

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