fiume

fiume
fiume della vita

sabato 13 ottobre 2012

PRIMI FREDDI E UN FILM D'AUTORE GUSTATO CON GLI AMICI A CASA










Ed ecco i primi freddi, il desiderio di condividere con gli amici la casa, una cioccolata densa e calda, della grappa che esalta la vicinanza coi suoi profumi e le sue emozioni olfattive, la musica in sottofondo, chiacchiere frammentate a qualche battuta piccante e, a sorpresa, un vecchio film trovato fra le cassette  e preso a caso.
 Il film in questione era comunque d'un autore ragguardevole come Ingmar Bergman."Donne in attesa".
Un film, del 1960 ingiustamente sottovalutato dalla critica di quel tempo. Per me di una rara bellezza. 

  Protagoniste le donne. Personaggi per Bergman, molto sensibile alle pieghe più nascoste dell'animo femminile  risultanti sempre più positivi  a dispetto di quelli maschili.  
Quattro donne e quattro uomini, questi ultimi in secondo piano.
Secondo una ben calibrata simmetria, le quattro donne raccontano i fallimenti della vita coniugale ad una ad una. Ma dal primo al quarto racconto si assiste a un progressivo affievolimento del dramma, che via via si fa commedia.         
 La prima confessione, quella di Annette (la donna più anziana), è la più tragica ma anche la più rapida. Non c'è neppure bisogno del flashback. Il fallimento è totale, resta solo l'ipocrisia della maschera esteriore che consente di fingere un rapporto normale; sotto non c'è nulla.       
 La seconda confessione, quella di Rakel, è la dolente e drammatica storia di un tradimento conseguente a una crisi di rapporti instaurati sul piano fisico (la frigidità della coppia a dispetto della non frigidità dei coniugi presi singolarmente) e trapiantata poi sul piano psicologico e su ogni risvolto della vita a due.   La crisi viene risolta quando la donna si pone in una condizione protettiva, materna per continuare a credere che Eghen è lo scopo della sua vita.    
 Il terzo racconto è più gioioso, specie nella prima parte dell'incontro spensierato di Marta e Martin a Parigi. E' una pagina di cinema magistrale, a mio parere, dove non c'è bisogno di parole, ma di sole immagini e musica per raccontarci un'intera storia d'amore. Le parole arrivano quando cominciano le incomprensioni e il distacco.
Molte altre volte Bergman denuncerà le parole come mezzo inadatto a comunicare,esaltando invece la musica come mezzo privilegiato per la comunicazione e specialmente per una "trasfusione" d'amore per due esseri umani.         
 Il quarto racconto è il più gaio, perché giocato in una chiave tra il comico e il grottesco.   I due partnership, Karin e Fredrik, sono smaliziati; tengono in piedi un rapporto superficiale e banale, ma tutto sommato accettabile.   Il tradimento non è un dramma, il recupero del senso della vita coniugale avviene sul filo del paradosso in una situazione inconsueta e straniante. Qualcosa rimane, anche se poco.

La chiave del racconto è da ricercarsi però fuori del quartetto, in una coppia di giovanissimi la cui presenza attraversa orizzontalmente la trama. Mary ed Enrik fuggono dal compromesso, dall'ipotesi di una vita a due dominata dalla convenienza e dall'ipocrisia, dai problemi non risolti.   Vogliono costruire un rapporto nuovo, sognano un matrimonio diverso, puro, felice.   I profeti di sventura che spesso si sono accaniti contro l'opera bergmaniana attribuendole un pessimismo oltre il dovuto, segnalano il simbolo della barca che non riesce a partire.   Certo Bergman, avverte che l'utopia non è a portata di mano. Ma il film finisce con l'immagine della barca che finalmente procede verso la meta.   E' vero che, mentre i giovani si allontanano, Paul dice: "Torneranno, quando l'estate sarà finita", ma è pur vero che, Marta nel vedere la barca che si allontana assapora ella stessa un briciolo di felicità. Ed è sul suo "Sono felice" che il film si conclude, lasciando naturalmente come sempre in chi ha assistito la visione, il compito di trarre le conclusioni.


Le mie  personali conclusioni?...Ci sono i fatti che provano cosa io abbia compreso del film e scelto con cognizione di causa e per convincimento che, all'utopia si può sempre mirare, almeno come principio di una fedeltà alla propria natura che ha in odio i compromessi, crede per contro, più a un valore morale, disciplinato dal rigore dalla coerenza.  Anche se gli scotti da pagare nel l'incognito del viaggio non mancano mai e, forse superano la fierezza di ciò che a priori è stato un consapevole povero smisurato coraggio.


Mirka

"Prelude in E min Op 28 n.4" (F.Chopin)





La prima  foto è mia la seconda presa da internet

6 commenti:

  1. Non conosco il film ma conosco l'amicizia. E adoro i preludi di Chopin. A presto, ciao!

    RispondiElimina
  2. Carissima ,ieri ho cercato in mille modi lasciare un segno della mia presenza .E' davvero difficile ! Baci.Maria

    Provo con Google!

    RispondiElimina
  3. Grande film che continua a commuoverci col ricordo dell'amore sincero e grande dei due giovani,le riflessioni spesso amare,sulla vita,sui molti compromessi che snaturano identità e sogni,sul destino.K.V.

    RispondiElimina
  4. Ho presente il film sul quale concordo con te per una bellezza sottovalutata. E' vero che il film non offre soluzioni precostituite,ma fa ugualmente scegliere.Trovare il coraggio d'avventurarsi con la propria barca nel grande mare della vita,oppure rassegnarsi a una quotidianità svuotata da tutto.Anzi mascherata da alibi di pseudi salvataggi piuttosto che ammettere la propria incapacità a riprendersi un viaggio solitario.Un grande abbraccio.Elsa Fonda

    RispondiElimina
  5. Grande Bergman! Sempre alle prese con le difficoltà economiche (due mogli e tanti figli anche non suoi),i terribili tormenti interiori creati da una famiglia balorda (il padre rigido pastore luterano,la madre spesso assente e in preda a depressioni e a vari tentativi di suicidio) che non poco danneggiarono la vita e la serenità del sublime regista.Il destino però aveva in serbo per lui la realizzazione di quei film grandiosi che conosciamo,dove i suoi dubbi esistenziali si alterneranno a una fiduciosa quanto disperata ricerca d'amore e di fede in quel Dio che gli era stato imposto con la violenza.
    Grazie per aver resuscitato questo film e questo regista.Un bacione amica.Lilli

    RispondiElimina
  6. A tutti VOI amici, stasera a cena qui da me.Il cancello,come vedete è aperto e vi aspetta per condividere in allegria.
    Baci,Mirka

    RispondiElimina