fiume

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fiume della vita

domenica 18 novembre 2012

L'ARABO. A VOLTE MI CHIEDO COSE CHE NON DOVREI...




...Non era ancora morto,quando i suoi compagni giunsero da lui a terra fra i cadaveri dei militari...e con molta difficoltà uno fi loro sentì la voce dettare il suo ultimo giudizio sintetico." L'importante non è che uno di noi muoia...l'importante è che continuate..." Poi morì. ( Ghassan Kanafani-)

 ...in una realtà di lupi e di sprechi,dove l'onestà ha poche speranze di gratificazione se non il premio a se stessa.





Si chiamava Omar W. Al Bunni Said, ma tutti lo chiamavano Said, io semplicemente Al.   Aveva la pelle del colore dell'ambra ma come sgranata dal vaiolo. La bocca grande con delle grosse labbra sempre screpolate per troppo sole, per mancanza di vitamine o per troppa sete mai saziata..Gli occhi erano d'un bel marrone dorato e dolcissimi, a volte, ma così penetranti, sospettosi e indagatori da obbligarlo a portare perennemente degli occhiali scuri. Cosi immaginavo.     A mia madre piaceva moltissimo la sua voce. Bassa, lamentosa e un poco roca, dove, a tratti, si insinuavano vibrazioni di una stranissima  malinconia che faceva pensare a una innocenza perduta troppo presto per il prevalere di ombre negandole il diritto a gustarne le bellezza piena, oppure si poteva pensare a una lunga educazione affinché si imparasse  ad accettare il senso misterioso di quel l'oscurità che l' inquinato dà ai colori, li appanna sino a cambiarli, ma che, penetrandola la si può trascendere e trasmetterne l'esperienza che ha formato il pensiero e poi più a fondo scavato in qualche parte dell'anima.    A me, uscita da poco dall'adolescenza, mi catturavano i suoi lunghi silenzi che facevano parlare gli occhi  anche se nascosti dietro a quegli occhialoni scuri  d'un linguaggio segreto e al contempo chiaro e buono.

In testa aveva una sua filosofia che cambiava col passare del tempo, degli avvenimenti  politici e  dei corsi e ricorsi della storia..
A seguito della guerra Palestina l'israeliana, aveva dovuto interrompere gli studi di architettura, era emigrato e infine era salpato a Roma, dove si trovò costretto ai lavori più umili per poter continuare a studiare.    
Spesso si faceva tardi, la sera. Ci si radunava in casa di amici e si tirava a far giorno parlando un poco di tutto. Della bellezza delle stradine romane, dei suoi tramonti e dei suoi pini, la ricerca di valori duraturi al di là dei vari credo e ideologie, sul significato delle azioni, sulla sincerità delle persone, sulla tirannia del  potere, del suo orgoglio d'essere arabo e palestinese, delle condizioni drammatiche in cui versava il suo popolo, la sua scelta a condividerne il cammino sino in fondo, magari lasciando qualche traccia di se nell'umanità delle cose, in un gesto umano teso a spezzare  ogni catena di quell'odio intromesso sì con prepotenza nel lungo fiume della vita seminando violenza, pianto, morte, la coscienza chiara come scelta di campo.

Io ascoltavo avida, anche se non riuscivo a comprendere tutto.   Spesso mi trovavo il volto bagnato senza sapere perché, mentre il cuore mi diceva ch'era nel giusto nel sentirsi partigiana e vicina a quel quel popolo così oppresso e provato nel vedere  i propri diritti confiscati e calpestati,le reazioni di difesa inadeguate, una presa in giro e infine l'esodo per non vivere ospite, dipendente e prigioniero in casa propria. Come lo è stato per Omar W. Al Bunni Said, affettuosamente da me chiamato Al.


Nella stanza dove ci si raccoglieva, si evitava di accendere la luce elettrica, preferendo la luce calda e intima delle candele. Rammento il tremolio che creava ombre alle pareti dando inquietudine alla mia mente e un poco anche ai miei polsini.. Cercavo d'ignorare ma l'occhio andava sempre là a quelle pareti con quella danza di ombre e un brivido mi percorreva rendendolo visibile anche al buio.   Anche di questo non seppi mai spiegare la ragione, né allora né adesso.

La serata finiva sempre con della musica (siriana-araba) che Omar  metteva sul piatto del giradischi o che lui stesso cantava con la sua voce bassa, roca,lamentosa,intonata e dalle multiple strane vibrazioni.

Ci dovevamo incontrare un giorno come quello di oggi. 18 novembre ma l'incontro non venne mai.   Di lui sapevo gli anni, ventinove, il nome, che militava nel "Movimento dei nazionalisti arabi", dei suoi occhi dolcissimi quanto inquisitori nascosti dietro a degli occhiali scuri, della sua malinconia fiera di coscienza di stare dalla parte giusta sino a darne la vita. Dagli altri amici, che era tornato in Siria.      So che a volte, mi chiedo cose che non dovrei pensare perché la paura della risposta è pugnalata al cuore, eppure, puntualmente, in certe precise date o circostanze si ripropongono con l'insistenza d'una martellata in testa. 

 Sono comunque incontri che segnano. Orme, appunto, ma, come in questo caso,  orme che gelano l'anima.  

     
Troppe sono le cose che spingono a uscire per bruciare una volta per tutte e poi sparire. Senza la voglia di scherzare o di far metafore di filosofia spiccia.  Che il dolore non si dimentica mai,anche se  può farci imparare una lezione,questo si. La vita conduce sempre alla morte, tic-tac, tic-tac, checché stupidamente lo si voglia ignorare.

Perché si scrive?!   Mah!  Vecchie e care abitudini mai smesse, per chiamate che fluiscono dentro a mezzo della nostalgia di qualcosa che manca e che non sai cos'è, per una melodia ferita che si contempla allo spuntar d'una qualsiasi ora del giorno o della notte,magari per sentirne ancora la sorpresa per l'emozione che ti procura l'assenza,per cantare l'amore o uno stato felice, il sussurro della morte e tutti i suoi presagi, un compagno invisibile che ti passa accanto, oppure un buco ancora da riempire di altre tracce scheggiate di luce, che nel tempo prestissimo svaniranno o se qualora restassero un poco più  lungo di un previsto, saranno equivocato perché interpretate superficialmente  come uno crede, senza che l'autore possa avere il diritto della replica.


Mirka

"Love poems" (Nizar Kabbani)




Disegni a inchiostro di china   di Ghassan Kanafawi

22 commenti:

  1. "Perchè si scrive?" forse perchè le parole sono segni neri su carta bianca, presenze che significano il vuoto, che rendono intelligibili le emozioni, che sublimano e rimandano, a volte amplificandolo, un ricordo prezioso, come questo che hai condiviso con noi...
    Un abbraccio Luigi

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    1. Forse è anche questo,caro LUIGI di cui ora guizza la sublime identità.Grazie.Un caro abbraccio,Mirka

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  2. "E in una realtà di lupi e di sprechi dove l'onestà ha poche speranze di gratificazione se non il premio a se stessa".Soprattutto questo mi ha folgorato per la sua attualità dove l'onestà appare a un tempo eroica e ridicola per chi si sforza ad esserlo.Terribile tormentata condizione di molti poveri cristi.Un post dolcissimo einsieme tragico,specchio fedele di ciò che sei.Un grande abbraccio.Maria R.

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    1. MARIA...l'onestà appare sempre eroica e ridicola per chi si sforza ad esserlo in questa realtà di lupi.
      Bacio,Mirka

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  3. I suoi,cara Mirka,sono frammenti di una realtà vissuta con sentimenti genuini e già profondi per l'età che doveva avere in quel tempo e, se per alcuni versi ci guidano all'immaginazione,per altri ci lasciano un'impressione intensa,tale da modificare i nostri orizzonti delimitati da molti pregiudizi. Grazie anche per il poeta che ci ha fatto conoscere attraverso la musica che ha postato.Con affetto.Enrico S.

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    1. Ma gari,tenerissimo ENRICO, s'unissero in tanti ai pochi, pronti a riconoscere gli orizzonti limitati dai pregiudizi,mettersi in discussione e con umiltà cambiare senza più voltarsi a rimpianger pigrizia e comodità. Con affetto,Mirka

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  4. Said Al,avrà continuato il suo cammino,coerente a quei valori in cui credeva con l'orgoglio delle sue radici.Quell'orgoglio che lo portò a un'emigrazione forzata pututtavia preferibile alla schiavitù (in casa) imposta da usurpatori-aggressori. Con affetto un grande abbraccio.Sergio

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    1. Credo prpprio che sia stato così,caro SERGIO,anche se l'ombra della morte sprizzava dai suoi occhi dolcissimi quantoimplacabilmente indagatori verso se stesso e verso chiunque.Abbraccio,Mirka

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  5. Ben poco spazio trova la vita in un ambiente dominato dalla guerra. Si emigra per sopravvivere ma soprattutto per "scegliere" il momento giusto per ritornare in patria, forse consapevoli di consegnarsi anche alla morte .K.V.

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    1. Si emigra mettendo in conto tutto,k.mentre lo scopo a cui dare consistenza e seguito diventa un dovere di coscienza più ancora che di destino a cui sottomettersi chinando la testa.Mirka

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  6. Struggente e malinconica nostalgia di storia irrealizzata. Si scrive anche per darne testimonianza e trasmettere un messaggio alle coscienze vigili.Un abbraccio.G.M.

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    1. Si scrive di un ricordo così per dare onore a una ferita mai chiusa, senza chiedersi se qualcuno si soffermerà per chiedersi, ma augurandosi con tutto il cuore che almeno uno lo faccia.Abbraccio,Mirka

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  7. Ormai faccio molta fatica a trovare le parole adatte per parlare a me stesso, figurati se posso parlare agli altri. E' da un po' che non riesco più ad esprimere con parole serie il male di vivere. Quando mi imbatto in chi sa così bene esprimerle come te, donando parole e musica, penso che forse non tutto è perduto.

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    1. Carissimo PROF,constato che siamo stati entrambi contagiati, irrevocabilmente, dal terribile virus di quel "male di vivere" che prima di noi contagiò alcuni dei miei più amati cultori di rito serale.Lucrezio,Pavese,Magri. A loro mi affido per convincermi (cosa improbabile) del loro NON pentimento,a me l'impresa (ardua) di convincere lei/TE che,quando si può comunicare con simili per affinità e lucida intelligenza,sia l'opposto di un DONO messo sul cammino affinchè lo si ricordi come emozione di inedita bellezza e consapevole maturità che saluta col candore festoso di un bimbo mentre si vela con la malinconia d'un adulto. Mirka

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  8. L'unica consolazione per chi è in esilio e "salpa" a Roma, sono le sue stradine,le luci in ogni stagione,l'arte che si respira anche con lo smog,gli amici che accolgono senza riserve.Eppure la illogicità della vita è sotto casa che aspetta per ingannarti con le sue lusinghe e la sua cinica interfaccia.Grande post,Mirka carissima, con tutto quel che comporta leggerlo parola per parola.F.

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    1. Capisce prima il cuore F.poi il pensiero che con te concorda.Grazie,Mirka

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  9. Si scrive,amica dolcissima,per ritrovare almeno nella memoria un'amico perduto.Si scrive per rispondersi a domande restate sospese.Si scrive per verità che hanno ferito l'anima affinchè qualcuno passando ne ascolti il grido nascosto e ci lasci un bacio come faccio io ora.Lilli

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    1. Si scrive per tante cose LILLI,alternando coi silenzi, magia sottile per rinascere sgombri del più,nuovi per altro.Bacio,Mirka

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  10. Si scrive per non restare soli quando si è fatto buio e la candela è venuta a meno,ma si scrive quando la voce non esce,affinchè non si spenga la ricerca creativa. Un testo essenziale senza compiacimenti descrittivi fine a se stessi.Ti abbraccio.M.Berni

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    1. La ricerca creativa per me MONICA sta solo nella gioia che il buio la paralizza e il non aver fatto scorta di candele e fiammiferi potrebbe spegnerla del tutto.Per fortuna non è così,quindi perchè compiacermi del brodo fatto coi dadi anzichè di quella sostanza vera che dilata le scapole e dà il piacere d'una energia ritrovata grazie all'essenzialità di cui tu parli? Abbraccio,Mirka

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  11. Si.A volte è più opportuno non chiedersi. Ma si può?!.....
    L'artista ha indubbiamente una sensibilità particolare e captativa.Scrivere è una delle sue molteplici espressioni per vivere di luce propria.
    Grazie per la musica dolcissima con relativa poesia.Giorgio.S.

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  12. Si GIORGIO.L'arte a cui attingere è risorsa di molteplici rinascite e infine di sereni abbandoni.
    Grazie di cuore per la sua presenza qui,la sua squisita partecipazione intelligente.Mirka

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