fiume

fiume
fiume della vita

mercoledì 11 febbraio 2015

UN BELLISSIMO UMANISSIMO SOGNO



In sul fare del mattino forse le 5


Prima scena.   Doveva essere uno spettacolo dimostrativo ma non c'era il pubblico, o più precisamente il pubblico era costituito unicamente dalla mia sola presenza. Si doveva dare una dimostrazione di come cambia una persona con un nuovo look operato alla testa, o meglio sui capelli. La dimostrante non era nella realtà una parrucchiera ma una giornalista famosa che io non conoscevo. Un uomo colui che volontariamente aveva accettato di sottoporsi alla sperimentazione. Un uomo che sapevo di conoscere ma che attraverso quelle trasformazioni me lo allontanavano dalla memoria visiva rendendomelo sconosciuto  e estraneo a ciò che sapevo essere, e conoscevo di lui . Il luogo della dimostrazione poteva essere uno di quei piccoli teatri di cittadine del nord o anche il salottino della mia casa.  Dopo una brevissima presentazione fatta dalla giornalista improvvisata parrucchiera, lei cominciò a insaponargli  i capelli. Il taglio era stato fatto in precedenza e così il colore, un castano scuro sull'argento originale. Taglio e colore avrebbero dovuto ringiovanire  e togliere anni. Cosa che a me non sembrava e per tale motivo restava indifferente se non annoiata. L'operazione restauro comunque finì con soddisfazione della dimostratrice ma lasciando perplessi me e il sottoposto alla sperimentazione.

Seconda scena.  

Restati soli io e l'uomo ci guardammo sorridendo, e solo lievemente confusi. Tra di noi non passò parola, ma il sorriso familiare diceva quello che entrambi univocamente si sapeva. Lui si alzò da quella sedia sperimentale, a testa china e, sempre sorridendo, mise le mani tra i suoi capelli agitandosi e trattandoli sino ad arrivare alle radici come solitamente fa una spazzola. Con reciproco stupore, ma del tutto relativo, vedemmo i suoi capelli tornare all'argento. Sempre sorridendo, l'uomo alzò la testa e con assoluta naturalezza fummo uno tra le braccia dell'altro. Io piangevo e ridevo mentre con un certo imbarazzo prestato l'occhio alla modestia del posto ove mi trovavo percorrendo, sempre con l'occhio della mente, il mio corpo che di lì a poco gli avrei sicuramente donato registrandone lucidamente ogni più piccola imperfezione sopraggiunta e sottratta a quel tempo dove la bellezza è dono di benevolenza più che di meriti,  e così spesso destinata ad essere un inconsapevole strumento di potenza anche micidiale. Che, se non si ha la fortuna d'essere salvaguardati dalla persona che ti ama con lo sguardo dell'anima, tutto può diventare eccesso, caos, disordine, motivo di sofferenza, e arma anche contro di sé. Senza distogliersi dall'abbraccio io gli accarezzavo con tenerezza il volto, mentre la mente inseguiva tanti piccoli particolari pratici e apparentemente banali. (Avrei desiderato che tutto il mio corpo profumasse di quella fragranza alla rosa che uso sempre quando faccio la doccia e come crema dopo la doccia, mi procurava rammarico non  potere indossare quella lingerie di seta viola coi pizzi di Bruges anziché portare del cotone anche se made in swizzerland, il dorato sulla pelle di quest'estate sparito).    Poi non ricordo che questo. Sempre abbracciati fummo sul letto, io esposta a me e al suo sguardo in tutta la mia nudità fatta di burro in eccesso, lui che la leccava come fanno i bambini, le crepe seminate un poco ovunque riempite dal l'amorevole sapiente uso delle sue mani che impattavano com si fa per il pane, l'allegria tornata gazzella finita dentro ai suoi occhi.  Non avrei voluto staccarsi da quel sogno bellissimo, e quando mi sono imposta a farlo me lo sentivo addosso e in ogni dove, la felicità incollata insieme a quelle lacrime che avevano bagnato il cuscino.  E mai dolcezza fu più forte.    Morale?   È talmente chiara che mi pare inutile aggiungere se non che, solo l'amore ferma il tempo riportandolo allo splendore del l'Aurora a primavera. Altro  è freddo scempio di corpo, ma soprattutto invasione barbarica all'anima bloccandola nel suo libero volo, "insieme" o da sola. Forse potrà anche sfiorare l'ombra del piacere. Ma è l'attimo che fece dire ai latini post coito animal triste est, a meno che non si sia un nomade vampiro.

Mirka



Bolero  (Maurice  Ravel)






Sospesi i commenti

2 commenti:

  1. a volte nei racconti non si distingue l'immaginazione dalla realtà, ma cosa importa se chi scrive ha vissuto, di sicuro chi legge può immaginarlo e decidere se perdersi oppure restare distante. Infatti, ci si può perdere nel meravigliosa passo "l'allegria tornata gazzella finita dentro ai suoi occhi", non si può aggiungere altro.
    Complimenti
    Un caro saluto
    Francesco

    RispondiElimina
  2. Sai cogliere Francesco,quindi va bene così. Grazie. Mirka

    RispondiElimina