ANTROPOLOGICAMENTE (QUASI) MODIFICATA, MI PAR DI NON SENTIR PIU' IL PROFUMO DELLA ROSA.
...non era solo una visione riduttiva tronca e unidimensionale dell'eredità marxista a fornirmi un'immagine di una generazione confusa perplessa cattiva, animata da una marea di malcontento che insidiosa cresceva nel l'urgenza di un impazienza che solo una teoria in pillole da ingoiare e mandar giù in un sorso, poteva, almeno per un poco placare. E...tutto si riversò dentro a quel fiume in piena che io ero, reazioni, impulsi, consci e subconsci.
Fu la pioggia (furiosa) di ieri a generare in me l'uscita della "bestia" anziché l'immagine del fiore? Telefonate che si incrociavano, una sirena sibilante lungo un viale che trasportava un "vivo" come un sacco d'ossa di cane, d'anatra, uccello, o di legni fradici d'un albero da portare alla discarica, una voce tremante che da qualche parte mi raccontava di una casa allagata a causa di tombini intasati per l'incuria dell'uomo, libri mobili e quant'altro di lavoro su altri strati di lavoro inficiati da quell'acqua putrida che continuava a salire, la rabbia che mi cresceva dentro e non mi riconoscevo più in colei che solo alcune ore prima si era adagiata sugli occhi i petali del l'ultima rosa percependone dolcezza e profumo e, che con gioia avrebbe finito lì, il "suo" tempo e l'ora. Smarrita mi guardavo attorno e cercavo aiuto come può fare l'animale o l'uomo quando non conosce la frattura fra consapevolezza e non consapevolezza, ma con l'istinto sicuro per non sapere che la nostra ragione può si interpretare il mondo, ma non una sicurezza che mai ci potrà dare. Poi anche la furiosità devastante dell'adrenalina si acquietò. Il dio del sonno ebbe misericordia e tutto si prese. Nelle orecchie, e nel cuore la compassionevole "ragionevole" voce di una mia radice. La certezza che, in qualche modo e in diverse forme, Primavere, costellazioni, musica, in sorgeranno dal "recipiente" dentro cui si sono rifugiate le emozioni che si programmò, per diventare pensiero per rinascita come lampo d'energia trafugata alla materia, e che volerà al di là della stessa materia, pur senza la speranza d'esserne assicurati. E mai "completezza" avrà più spessore di quella lievità fatta di tutto e niente, perché ci sarà sempre un"orecchio" che ne percepirà il flusso misterioso che, sciolto e svincolato s'imporrà quando il vento soffierà nell'oscurità del sangue E noi ci siamo.
Mirka
Fu la pioggia (furiosa) di ieri a generare in me l'uscita della "bestia" anziché l'immagine del fiore? Telefonate che si incrociavano, una sirena sibilante lungo un viale che trasportava un "vivo" come un sacco d'ossa di cane, d'anatra, uccello, o di legni fradici d'un albero da portare alla discarica, una voce tremante che da qualche parte mi raccontava di una casa allagata a causa di tombini intasati per l'incuria dell'uomo, libri mobili e quant'altro di lavoro su altri strati di lavoro inficiati da quell'acqua putrida che continuava a salire, la rabbia che mi cresceva dentro e non mi riconoscevo più in colei che solo alcune ore prima si era adagiata sugli occhi i petali del l'ultima rosa percependone dolcezza e profumo e, che con gioia avrebbe finito lì, il "suo" tempo e l'ora. Smarrita mi guardavo attorno e cercavo aiuto come può fare l'animale o l'uomo quando non conosce la frattura fra consapevolezza e non consapevolezza, ma con l'istinto sicuro per non sapere che la nostra ragione può si interpretare il mondo, ma non una sicurezza che mai ci potrà dare. Poi anche la furiosità devastante dell'adrenalina si acquietò. Il dio del sonno ebbe misericordia e tutto si prese. Nelle orecchie, e nel cuore la compassionevole "ragionevole" voce di una mia radice. La certezza che, in qualche modo e in diverse forme, Primavere, costellazioni, musica, in sorgeranno dal "recipiente" dentro cui si sono rifugiate le emozioni che si programmò, per diventare pensiero per rinascita come lampo d'energia trafugata alla materia, e che volerà al di là della stessa materia, pur senza la speranza d'esserne assicurati. E mai "completezza" avrà più spessore di quella lievità fatta di tutto e niente, perché ci sarà sempre un"orecchio" che ne percepirà il flusso misterioso che, sciolto e svincolato s'imporrà quando il vento soffierà nell'oscurità del sangue E noi ci siamo.
Mirka
"Dio è morto" ( Augusto D'Aolio- nomadi)
"Dio è morto" (Francesco Guccini)
http://www.youtube.com/watch?v=ngBkwoI6iww&feature=related
"Dio è morto" (Francesco Guccini)
http://www.youtube.com/watch?v=ngBkwoI6iww&feature=related
Qui invece c'è il sole: fuori luogo e fuori tempo.
RispondiEliminaSulla cima del grande vulcano la neve a cappuccio dei giorni scorsi è sparita. Primavera in anticipo. Gli animali non capiscono e le rose nemmeno. Dobbiamo esserci ugualmente.
Ah, Augusto Augusto, quanta malinconia nel risentirti.
ENZO,
RispondiEliminail sole non è mai fuori posto.Anche qui da me oggi splende (quasi)e ovunque.Comunque la nebbia non c'è.E allora viva il sole e Evviva la vita. Il Dio c'è e aleggia su tutte le cose.Solo molti uomini continuano a farlo morire.Malinconia per Augusto?...Ma si teniamola come un tempo d'"indignados" convinti di rivoluzionare il mondo.Mirka
Esperienza umana nella sua totalità.Lo sforzo d'avvicinarsi a una realtà che si vorrebbe rappresentativa solo di un'episodio di breve durata anzichè di norma.Descrizione condivisibile e chiara anche attraverso l"urlo" d'impotenza.F.B.
RispondiEliminaMi hai ricordato "Quando Teresa si arrabbiò con Dio" di Jodorewsky.Condivido comunque il tuo scritto in toto.F.B.
RispondiEliminaF.B.
RispondiEliminaMa io sono un'ottimista e continuerò ad esserlo malgradotuttoeciononostante non abbia ancora letto Jodorewsky.Mirka