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fiume della vita

martedì 13 dicembre 2011

RICORDO DI UN NATALE CON AL CENTRO TAVOLA L'IMPRONTA DI UNA COLLANA DI PERLE


  


                    Tutta la mia anima è fatta di tracce lasciate da impressioni d'ombra e di luce 
                    ripassate cancellate e a volte immaginate come fosse realtà.
           










"Recuerdos de la Alhambra" (F.Tarrega)





Ero molto giovane,18 anni e con l'orgoglio d'un diploma (di canto) che m'aveva permesso una borsa di studio a Bruges (College d'Europe) e un anno dopo a Berlino per realizzare altri sogni di un cammino in crescita, almeno era questa la mia certezza come quella di tutti in famiglia. In programma un concerto all'Auditorium Maximum Der Freien Universitat al Berlin-Dahlem,Garystrasse 35 con la Berliner Barock.Orchester Dir.Konrad Latte, un recital alla RIAS  (radio berlinese), un'altro al Theaterkasse FRIEDEL WEHNER  e un'audizione al Theater State Opera. Alloggiavo in  una casa di amici più maniero che casa. C'era Matilde una governante minuta, sdentata e col naso rosso perché era sempre ubriaca, che sapeva solo dire ja ja ja ma sorrideva dolce e gentile, un maggiordomo che si chiamava Gunther alto magro curvo e scuro nel suo pallore di astemio o di chi ha paura d'incontrare la  luce del quale non ho mai sentito la  voce e neppure un mugugno ma che, m'avevano detto tenesse  nella sua camera 3 civette per poter meglio dormire e difendersi da un lupo che conviveva insieme alle civette (
Diario). Frida una giovane sceneggiatrice che abitava a Vienna venuta a trascorrere le feste natalizie e nipote di Frau G. doktor in der Universitat e K. figlio e giovanissimo storico. Non ho mai saputo a quanto ammontassero le stanze perché di loro non mi curavo e preferivo  perdermi nel grande bosco e foresta di quel vecchio palazzo sfidando  le gambe che parevano prese da tarantola quando non riuscivo a trovare il sentiero del ritorno e che, solo la familiare voce amica di K. metteva fine a quella inarrestabile danza del mattone. Perché non vedendola "brava"  "obbediente"e "diligente" al pianoforte della grande sala, sapeva  (ormai) dove trovarmi. Sono sempre stata uno spirito libero, e con difficoltà accettavo imposizioni anche se fatte con l'intenzione di ricavarne  il bene per me. E sono sempre stata  abile a inventarsi ogni tipo di alibi per sfuggire a ogni forma di coercizione anche se esercitata nel modo più seduttivo e dolce!  Ero felice? Ma si, eppure...  Cosa volessi, allora, non avrei saputo dirlo neppure a me stessa. Non ero lì per dare Ali a tutti quei progetti?...Si, però quando mi guardavo attorno, e vedevo muri muri muri spessi e con finestre e finestroni che davano su grossi alberi grigi come il cielo che guardavo ricordando la mia Italia, e che avrei voluto abbracciare fondendosi con loro anziché restare chiusa e china a studiare tedesco e spartiti, un groppo mi si formava alla gola e lì restava.  Quando alla sera ci si incontrava non aspettavo che la porta della sala dove  stavo si aprisse, ero io a spalancarla con l'irruenza d'una puledra a cui le è stata data piena libertà anche se subito frenata da uno sguardo inquisitore. Carezza, mano grande in mano piccola, passo lungo che si adatta a quello breve, coscia lunga, coscia breve incollati, seduti sul lungo divano di broccato rosso d'oro. Cominciavo allora a raccontare  tutti  i miei  (strepitosi) progressi sapendo in tutta coscienza di non averne fatto  neppure uno. La sola verità che mi conoscevo  e non dicevo ma che,(oscuramente) percepiva avrei sentito per tutta la vita, e per tutta la vita mi avrebbe accompagnato come un filo tragico ma vitale, era la percezione di un senso di solitudine. Strano in me quel miscuglio tra serietà e frivolezza, impulsività e semplicistico, ambizione e assoluta assenza di questa, in un mio mondo che non sapevo capire sebbene nè percepiva una forza che non sapevo plasmare. Dibattendosi  tra il bisogno di espandersi e la paura e il pudore d'un inutile spreco di me stessa. Sensibilissima a chi mi mostrava simpatia, sproporzionata nel soffrire d'ogni sgarbo o incomprensione. Le ingiustizie mi facevano esplodere e spesso non sapevo difendermi che col pianto. Esagerata anche in quello, in tutto, e le cose più stupide che oggi giudicherebbe "inezie" o "sciocchezzuole" mie, o altrui, diventavano delle vere autentiche tragedie (Diario). Sono cambiata nel tempo e ora?  Non credo. Un poco si cambia, mai del tutto.  Lasci solo perdere tutta la foga concentrata nel tono e negli occhi anche se non conti sino a otto. Ma  eccoci alla vigilia di Natale. Trionfo di lampadari che i quadri appesi al muro parevano uscire con fuori colori, paesaggi di Constable e Gioachim con qualche "Declino d'Impero romano" con frutti pieni di succo da sentirne in bocca gusto e liquido che cola sul mento e sui vestiti. Un pino vero da sbranare gli occhi, nel mentre il cuore piange pensandolo sradicato alle fate e ai genomi, ricco del ben di dio fuorché del verde che Lui creò, coperto come un "mercante di bestiame",  il Skulze Pollmann aperto ai canti col violino e il violoncello, disposti a mezzo cerchio, doni che non s'immagina neppure nella fantasia di favole raccontate, una tavola imbandita con raffinatissima eleganza in danza di festa, che non ammette nessuna contrarietà, solo una ragazza (per un istante lungo come tutta la sua giovane vita, non si unisce agli altri, ma fissa il centro della tavola dove al posto del gran vassoio con chicche e con bon bon riesce solo a vedere una collana di perle, l'unico gioiello di sua madre, ereditato da non so chi, e venduto affinché la sua bambina potesse comprarsi l'abito lungo che le avevano chiesto per quel concerto. Il pianto a "fontana"  fu d'obbligo anche senza spiegare il perché, mentre il sorriso tornava e insieme al sorriso anche la voce per cantare "stille nacht",  perché in quel sorriso  regalato, vedevo  quello trionfante di mia madre nel gesto d'uscita dal negozio del gioielliere con i soldi che tintinnavano in borsa.  Che dire a distanza d'anni e di abbracci che non si dividono più anche se per periodi più o meno lunghi?... Grazie a tutti e di cuore ma...soprattutto grazie a te, mamma dolcissima e straordinaria, che hai creduto in me, e lottato,  sofferto sempre col sorriso, ora fissato a improntato di falce di luna! Mirka (Bianca 2007)

Nota; La foto sopra non è mia ma presa da internet
 

13 commenti:

  1. "Tutta la mia anima è fatta di tracce lasciate da impressioni d'ombra e di luce
    ripassate cancellate e a volte immaginate come fosse realtà."

    ma l'anima non si lacia liquidare come se niente fosse,soprattutto quando ha trovato un varco per levare il suo canto,il suo lirico slancio verso i ricordi belli e importanti.
    Ti adoro, grande Ebe.....

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  2. pardon ,refuso! "Lascia"

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  3. MARZIO,
    si.Un viaggio straordinario quanto incredibile dove la vita adulta si scontrò sempre giocando col destino moltiplicandone le sfide,le emozioni,molte cadute,la malinconia che ovunque inseguiva fluttuante come un fiume.Mirka

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  4. MARY,
    mi confondi, così per non balbettare ti mando un abbraccio di memoria e occhi.Mirka

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  5. che bello leggerti in tutta questa sincerità, che ti rende più vera che mai, non ti nascondi tu Splendore, e la tua consapevolezza mi dice che molto hai imparato nel cammino, e sei anima splendida e cara

    un dolce affettuoso abbraccio

    frantzisca

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  6. Che intrecci meravigliosi e pieni d'amore.F.B.

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  7. Che ricordo stupendo! Ecco l'amore.Ti voglio bene ghepardino.Carlotta

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  8. FRANTZISCA,
    grazie,giacchè per me è anche il solo motivo che mi permette col rinnovare l'emozione del ricordo anche il piacere di pensarlo e dilatarlo agli altri inconsciamente pensando o sperando di recare nell'immaginazione dell'evento emozione per vissuti diversi ma con il possibile d'un comune denominatore.Ti abbraccio forte,Mirka

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  9. F.B.
    Si.Autentici gesti d'amore usciti dalla naturale spontaneità del cuore.Mirka

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  10. CARLOTTA,
    ricambio l'affetto a una "vecchia" e giovanissima gazzella con la quale si condivise molto e nella "diversità" si accettò continuando ad amare.Mirka

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  11. Che ricordo prezioso,Mirka. Cosa significa "voler bene"!...E sono anche certissima che tu non conosca l'angoscia della solitudine.Sei così ricca di te,così piena d'amore,perchè è stato l'amore il latte che ti ha nutrito e tu l'hai dato.Con la spontaneità di te stessa,con la tua generosità,con la musica,con l'"esserci" vera e sincera anche nell'impulsività.Ti abbraccio.Ti voglio bene.L.S.

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  12. L.S.
    carissima,no,non conosco quel tipo d'angoscia,non mi è permesso con le "grandezze" di cui i miei occhi si sono imbevuti e lì persi nel tempo NON tempo.Ti voglio bene,Mirka

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