L'IDENTITA' DELLE COSE.LA SONATA A "KREUTZER" E ALTRE "CHINCAGLIERIE"
"Sonata a Kreutzer" (Beethoven)
"Oggi ho pensato:
1) che la mia vita è positiva perché io porto i gravami della vita da ricco, che odio: l'immagine che hanno di me i lavoratori, le richieste d'aiuto, il biasimo, l'invidia, l'odio: e non fruisce nessuno dei suoi vantaggi, salvo di amare quello che si fa per me. di aiutare chi chiede eccetera.
2) Ho dimenticato. ( Dai Diari di Lev Nikolaevič Tolstoj)
Una saponetta dimenticata e neppure troppo buona. Degli occhiali che "immagini" chi li ha portati per il loro telaio pesante e scuro. Degli acquerelli che un tempo dipingevano la realtà appena un poco modificata. Del freddo addosso a un cappotto. Una radio senza la manopola. Un solitario lasciato a metà. Una canzone uscita da una finestra che ti emoziona per memoria nuova. Un quaderno di conti minuziosi. Una tazzina da caffè "sbracciata" che non scarti perché apparteneva a "lei". Una scatola con dei gomitoli di filo colorato. Una bambolina di porcellana rotta dentro a una scatola d'argento. Un lenzuolo col bordo ricamato a punto margherita. Un bastone con la punta di gomma. Degli orologi così piccoli che non caricherà mai. Il solito ospedale. Camici bianchi e verdi. Un letto di ferro con le sbarre. Una bottiglietta di succo di mirtillo con la cannuccia dentro. Delle gomme che sgominano in combutta col tempo. Domande raggelante da una lacrima che rotola come un pallone. La legge che sostituisce l'etica mascherata da morale e coscienza. L'odore del muschio nell'umida campagna. La "radice dei capelli". Unica cosa che resta come identità di una vita lenta a spegnersi mentre rantolante miagola "voglio andar via". Lampi al crepitante dell'ultimo bagliore di una sera d'inverno, mentre io, viva, cammino perché le scarpe ai piedi sono ancora buone. La bellezza lì, davanti in quel muschio che, se anche infanga unghie e mani dà il "senso" vero di un'identità mutata solo per il cambio di stagione che, nella "sua" ritornerà. Odore. Tatto. Vista e il Sapore da cui veniamo e "felicemente" siamo quando tutto questo ci riempie "consapevolmente" la vita.
Mirka
1) che la mia vita è positiva perché io porto i gravami della vita da ricco, che odio: l'immagine che hanno di me i lavoratori, le richieste d'aiuto, il biasimo, l'invidia, l'odio: e non fruisce nessuno dei suoi vantaggi, salvo di amare quello che si fa per me. di aiutare chi chiede eccetera.
2) Ho dimenticato. ( Dai Diari di Lev Nikolaevič Tolstoj)
Una saponetta dimenticata e neppure troppo buona. Degli occhiali che "immagini" chi li ha portati per il loro telaio pesante e scuro. Degli acquerelli che un tempo dipingevano la realtà appena un poco modificata. Del freddo addosso a un cappotto. Una radio senza la manopola. Un solitario lasciato a metà. Una canzone uscita da una finestra che ti emoziona per memoria nuova. Un quaderno di conti minuziosi. Una tazzina da caffè "sbracciata" che non scarti perché apparteneva a "lei". Una scatola con dei gomitoli di filo colorato. Una bambolina di porcellana rotta dentro a una scatola d'argento. Un lenzuolo col bordo ricamato a punto margherita. Un bastone con la punta di gomma. Degli orologi così piccoli che non caricherà mai. Il solito ospedale. Camici bianchi e verdi. Un letto di ferro con le sbarre. Una bottiglietta di succo di mirtillo con la cannuccia dentro. Delle gomme che sgominano in combutta col tempo. Domande raggelante da una lacrima che rotola come un pallone. La legge che sostituisce l'etica mascherata da morale e coscienza. L'odore del muschio nell'umida campagna. La "radice dei capelli". Unica cosa che resta come identità di una vita lenta a spegnersi mentre rantolante miagola "voglio andar via". Lampi al crepitante dell'ultimo bagliore di una sera d'inverno, mentre io, viva, cammino perché le scarpe ai piedi sono ancora buone. La bellezza lì, davanti in quel muschio che, se anche infanga unghie e mani dà il "senso" vero di un'identità mutata solo per il cambio di stagione che, nella "sua" ritornerà. Odore. Tatto. Vista e il Sapore da cui veniamo e "felicemente" siamo quando tutto questo ci riempie "consapevolmente" la vita.
Mirka
La Kreutzer... mi ha accompagnato una vita, e l'imprinting me l'ha dato proprio questa esecuzione.
RispondiEliminaL'autunno scorso ho avuto l'emozione di sentirla eseguire da Kremer e Zimerman. Ad un certo punto hanno fatto un'invenzione così bella che sono rimasto abbacinato. Solo quei 5 secondi valevano il concerto.
MARZIO,
RispondiEliminaKremer e Zimerman,altrettanto grandi in questa sonata che anch'io ebbi modo di ascoltare dal vivo in Normandia.
Ho voluto "La Kreutzer" a sostegno del mio tema, (l'identità delle cose)perchè trovavo che lì si trovasse l'espressione dialettica che spinse il compositore a svilupparla attraverso e dentro il meccanicistico delle opposizioni tematiche sino al superamento delle stesse,col "ritorno a sè e oltre se",guadagnando in libertà vera intima e profonda tale da diventare un'irrinunciabile "rigoroso modo di sentirsi conciliato e non più contrattabile da ogni proprio "altro". oppositivo.Appunto "ritorno al sè e oltre se stesso".
Mirka
C'è ancora qualcosa di vivo ,nel bene e nel male che occorre liberare per sentirsi presenti a se stessi e al mondo, fra il caos che annienta e la musica che consola, fra il visibile e l'invisibile.Grazie ,Anima palpitante...
RispondiEliminaMARIA,
RispondiEliminaforse alla base di tutto c'è la mancanza di una "volontà" nata dalla Fede, nutrita dalla Fede,portata avanti dalla giustezza della "ragione" che ne esperimenta l'armonia nella consapevolezza che nulla si ottiene se non con autentici sforzi di volontà germinati dalla convinzione che,ubbidire a quel comando (di fede) non sia altro che conformità a ciò che profondamente si sente e buono sotto a un unico cielo.Mirka
frequentarti mi apre sentieri "altri" che spesso sono linimenti per l'anima come la musica che proponi, e le tue parole...
RispondiEliminaun caro abbraccio
FRANTZISCA,
RispondiEliminaè bello (S)cambiarci i doni.E tu lo sei nella tua piena umanità fatta non solo di rose.Mirka