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fiume della vita

mercoledì 31 ottobre 2012

GIOACHINO BELLI.-POESIA PIU' PER RIFLETTERE CHE PER RIDERE.





Anche noi come l'artista ci sentiamo empaticamente vicini al soggetto che ispirò le opere.  Nel pesce imbrigliato nel vetro,nel sentimento d'ira che dovette provare il Cristo quando cacciò i mercanti dal Tempio,l'energia liberata scaturita da quella forma,sprigionante una sensibilità obiettiva,fondamento stesso dell'arte e dell'artista,anche se oscuro è lo schema  che l'ha guidato alla creazione dell'opera.  In ogni caso "qualcosa" comunica,solleva domande,acuisce la fantasia,si appella a un sentimento di comunità ed è capace di assicurare una continuità storica all'arte non religiosa,ma che risveglia dei valori universali.  In tutti i casi l'opera d'arte,produce sempre il suo effetto prima ancora che si diventi consapevoli del suo significato profondo,cercandone l'intuizione,passata prima dal sentimento,poi dalla mente che,elaborandola ne sia capace di trascenderla sino ad intuirne l'essenza originaria.






Co' la cosa che er coco m'è compare
m'ha voluto fa vede' stammatina 
la cucina santissima.Cucina?
Che cucina! Hai da di' porto de mare.

Pile,marmitte,padelle,callare,
cosciotti de vitella e de vaccina,
polli,ovi,latte,pesce,erbe,porcina.
caccia e ogni sorta de vivanne rare.

Dico: "Prosite a lei sor Padre Santo!".
Dciec:"Eppoi nun hai visto la dispenza,
che de grazia de Dio ce n'è altrettanto".

Dico:" Eh,scusate,povero fijolo!
Ma cià a pranzo co lui quarch'Eminenza?".
"Nòo,"dice",er Papa magna sempre solo".

                                                            ( Gioachino Belli)



Qualcuno non mancherà  di notare che,nella  nella descrizione di pasti cardinalizi,di nobili e di signori, nell'allora del Belli, le vivande e i  piatti  erano ricavati dalla parte nobile degli animali. Cioè di cosciotti di vitello,di vaccina o di manzo,di cacciagione,di caviale,di storione e così via senza accennare a certe altre parti considerate,diciamo così,ignobili,come per esempio certe frattaglie che non dico venissero buttate via,ma erano cedute a basso prezzo ai negozi che spacciavano roba del genere (come ce ne sono ancora tanti dalle parti del Pantheon o di Piazza di Trevi e precisamente in via del Lavatore), dove venivano acquistate dal popolino che non si poteva permettere allora il lusso di una gallina,e nemmeno di un polletto,perchè quelli d'allevamento non esistevano,nè quello di un bel bisteccone,o di arrosto tratto dai quarti posteriori e dal petto dei bovini.
La povera gente l'acquistava a poco prezzo e s'ingegnava a farla diventare gustosa cucinandola con amore e con vivo senso d'inventiva.  Sono nati così dei piatti caratteristici che venivano cucinati anche nelle bettole e dai "bujaccari" (bujacca significa minestra e,al tempo del Belli,soprattutto in via Urbana o nei paraggi di via dei Serpenti ve n'erano parecchi che oltre alla minestra cucinavano la "zinna" che poi sarebbe la mammella di vaccina,la milza,la pagliata ed altri piatti che non avrebbero giammai varcato le soglie dei palazzi gentilizi o cardinalizi). Ebbene,questa povera gente imparò a cucinare così ingegnosamente questa roba spregievole che la fama si parse anche nell'alta società e oggi succede di vedere  nelle osterie di Trastevere  e di Testaccio i signori che fanno la fila per poter occupare un tavolino libero dove poter gustare i rigatoni con la pagliata,la pagliata,(che son le budella d'agnello intrecciate e arrostite su una graticola) e che magari si divertono un mondo a sentirsi insultare dall'oste che li tratta come pezze da piedi,il che "fa molto fino".
Uno di questi piatti per i quali i signori di oggi diventano matti e che sono stati inventati dai poveracci di ieri è la   

CODA  ALLA  VACCINARA  (ovviamente alla maniera del BELLI)

Facciamo che siano per i soliti sei dallo stomaco buono.

Un kilo e mezzo di coda e guancia di bue,lardo,strutto,cipolla,carota gialla,aglio,prezzemolo,sale e pepe,vino rosso fermo (barolo),un barattolo piccolo di pomodoro,e soprattutto sedano.Ma non di quello bianco,raffinato,che si mangia a cazzimperio (olio sale e pepe),bensì di quello verde che si presenta bruttissimo alla vista ma il cui aroma è quello che rende questo piatto così saporito.
Tagliate le guance di vaccina in pezzi regolari e la coda divisa in tanti tronchetti,all'altezza della giuntura fra le varie vertebre. Poi sciacquare tutto.
Preparare un bel pesto col lardo,cipolla,carota e prezzemolo,fare squagliare in una casseruola un cucchiaio di strutto,farlo soffriggere,quindi buttare le guance e la coda. Un pò di sale e di pepe lasciando che ogni cosa rosoli per bene sino a che raggiunga un bel colore oro scuro. Versare il bicchiere di vino rosso (secco-fermo) e soltanto quando è evaporato si aggiunge la conserva di pomodoro. Ricoprire coda e guance con acqua bollente che si sarà fatta riscaldare a parte,abbassare il calore del fornello e coprire la casseruola con il suo coperchio,facendolo bollire molto lentamente.
Nell'acqua fatta bollire a parte,si saranno fatti cuocere delle costole di sedano, della lunghezza di sette o otto centimetri. Quando la coda con le guance sono quasi cotte,aggiungere le costole di sedano e lasciarli cuocere insieme a tutto quanto. Cottura circa sei ore.

Finale?...dolcetto scherzetto,grappa magari quella torbata o quella di castagna ma ottima anche quella "dura" e...sogni d'oro che,almeno una volta nella vita se pò dì d'aver provato un piatto da gran signore fatto con poco.

Mirka


"Fiori Trasteverini"







 Annotazioni- Le foto sopra sono state prese da un libro.Il pesce tonno in vetro, arte veneziana del 17 Sec.La foto sotto " Il Cristo che scaccia i mercanti dal Tempio" dipinto del Greco

10 commenti:

  1. Impressionante la varietà delle tematiche affrontate nel tuo blog! un buon antidoto contro il "pensiero unico", che poi significa la resa ai disvalori spacciati per altro. Questo post sul Belli mi ha sorpreso veramente, con l'effetto di una salutare sferzata. Ti ringrazio e ti abbraccio.

    Andrea

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    1. Caro ANDREA,so della tua intelligenza e del tuo valore costruito sul fondamento dell'etica,la morale,una cultura che spazia mentre scava in profondità. Le tue parole non possono che stimolarmi all'impegno nel dare il meglio di me stessa,principalmente per il piacere di farlo,grata sempre a chi mi onora con la presenza e con commenti belli come quello che tu mi hai lasciato.
      Abbraccio doppio,allora e...sempre un'Evviva.Mirka

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  2. È un post veramente ricco, nel quale ho gustato divertendomi amaramente la poesia e le considerazioni sulla "raffinata"cucina papale e cardinalizia.In quanto alla coda, l'ho assaggiata ed è deliziosa, la mamma la bolliva con molte cipolle tagliate finché la carne si staccava dall'osso. Faceva un sughetto quagliato senza tante fritture e pasticci.

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    1. Il Belli non aveva peli sulla lingua e neppure privo di coraggio della responsabilità di quello che diceva e soprattutto scriveva,se così ferocemente sferzò la Chiesa e il suo capo,il Papa che era anche il suo (sovrano) detto ovviamente fra parentesi.
      La coda l'ho mangiata anch'io e ti dirò oltre a gustarla non ho mai avuto problemi di digestione,malgrado il mio stomaco alquanto capriccioso.Mirka

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  3. Non conosco molto bene il Belli,ma da questo post e grazie alla tua descrizione ne ho potuto assaporare bravura e udacia. Non ho mai avuto l'occasione di mangiare la coda.Provvederò.Tanto per dire....almeno una volta!. Grazie per le tue considerazioni profonde e nel presente caso stuzzicone.Un caro abbraccio.A.

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    1. L'occasione è adesso A. per dimostrare la verità di quanto tu hai affermato.Buon tutto,allora e...mi raccomando grappa a conclusione di coda.Abbraccione,Mirka

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  4. Bello veramente questo post! I l Belli non fu mai "sospeso a metà" ma visse il suo tempo,con un indirizzo,una data o un nome proprio. Decantò i vizi e le debolezze d'ogni classe sociale, la nobiltà imperante,le miserie meschine dei "poveracci" costretti per sopravvivere a usare ogni astuzia senza nobiltà,ma soprattutto l'ambizione totalizzante dell'autorità costituita (Chiesa) strappandoli brutalmente dal loro piedistallo costruito su valori di eternità (per gli altri) ma non per loro,con la paura /sempre) d'esserne scoperti.Luciano V.

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    1. Non posso che farti da spalla,caro LUCIANO.Si il Belli fu nella sua libertà di fare il poeta,fustigator d'ogni vizio o servizio inquinato dal vizio,flàneur di realtà sempre in mutamento e senza scampo di poterne gustare il cambiamento o la fine imminente o in addivenire.Mirka

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  5. Insuperabile Belli così attaccato alla realtà del vero che "cantò" in modo così crudo senza mai divertirsi.Fabrizio D'Avossa

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    1. Sarà per questo,FABRIZIO che NOI continuiamo a leggere e ad amare il Belli,non rinunciando a imitarne qualche passo inchiodato nella testa?...Mirka

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