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fiume della vita

domenica 24 novembre 2013

NOI SIAMO CUSTODI D'OCCHI





Karina è in macchina   Ha fatto violenza su se stessa per uscire.  Non voleva aggiungere tristezza alla tristezza che in questo periodo la prende così spesso alle spalle.  Ma quando l'amica, operata da poco, le ha detto per telefono "Vieni. Mi fai piacere. Ho bisogno di guardare i tuoi occhi", ha superato tutta la ritrosia dovuta alla furia della pioggia, ai dolori (postumi) per una recente caduta finita fortunatamente col solo danno economico per lo svuotamento di 3 tubetti d'arnica montana.   Alla fine fa sempre le cose che non vorrebbe, perché difficilmente sa resistere a chi insiste, poi...o si  tortura il solito labbro inferiore, oppure si dà della Brava come in questo caso, senza peraltro compiacersene.  (Bugiarda!)  

 Ha provato addirittura allegria allorché, imboccando un viale si è trovata a fissare il giallo degli alberi. Parevano occhi birichini, o almeno ne avevano lo splendore, oppure davano l'impressione di strani animaletti che portavano gli occhiali.

Si è guardata attorno. Si è accertata che non passassero delle macchine, poi ha scattato alcune fotografie.   Un sottile esercizio che tiene da sempre per frugare fra le cose, coglierne la vita che ci scorre dentro, trovare lo specchio di se stessa.
 Aveva assunto una postura scomoda ben consapevole che le si sarebbero accentuati  i dolori a quella vertebra ammaccata, eppure si è sentita addosso un'allegria che non le capitava da tempo. "Come sono banale in questo mio restare attaccata a un'adolescenza passata da un pezzo!" si disse mentre riprendeva il volante felice per aver dato felicità al suo occhio e incurante d'ogni altro pensiero disturbante.

Sbagliò a mettere la marcia, ovviamente, e ovviamente si disse "poco importa".  Aveva impresso tutta l'armonia di quei contrasti, la varietà, la poesia.   E'  davvero incredibile quanti siano i modi per esprimere la poesia anche senza metterla in rima" continuò a dirsi fra se e se.  Lei sentiva che, in quella febbre emotiva  poteva trovare forza, calore, passione, e tutto un gioco di frammenti che formavano l'intero. Chi la conosceva sapeva.

La pioggia aveva ripreso di grosso. Karina ha paura ma l'affronta come Brunilde con la saggezza delle Saghe mentre concepisce il "Vascello Fantasma".   Un bagliore da Oro del Reno ha vibrato con mille gradazioni nei suoi occhi sbarrati, svegliandola dal ruolo di Valchiria che così poco le si confaceva come una bacchettata sulle mani d'antica memoria.   Rallentò.    Mise tutta l'attenzione inimmaginabile affinché il viaggio si concludesse in vittoria di Urrà.

Così che, quando arrivò davanti alla porta e suonò il campanello, anziché un limone sbiadito, l'amica si trovò di fronte a un mappamondo di freschezza colorata con tanti piccoli soli variegati.

Si sono abbracciate e intrecciate si sono in camminate direttamente alla grande e bella cucina.   Sul tavolo c'era della frutta. Come vuole l'intimità che anticipa l'intenzione dell'invito, Karina prese un mandarino e si sedette mentre l'amica continuava a raccontare, preparando il caffè, tirando fuori una scatola di biscotti. Versò il caffè per entrambi, e finalmente si mise seduta davanti all'amica.  Un lungo silenzio mise fine a ogni parola.   Si guardarono.  Gli occhi dell'amica erano così velati  da contagiare immediatamente  quelli di Karina.      L'empatia è il suo difetto principale e nessuno lo può negare. E' sulla  Carta d'Identità.   In compenso anche quella volta l'empatia  servì a Karina per comprendere che, più d'ogni parola è il senso morale a permettere di sentire  il bello buono, quando si sente d'essere stati utili a qualcuno .    Utile  come in questo scambio, semplice e genuino nella realtà di  un gesto, dapprima forzato perché proprio "non le andava"  di uscire da casa, con la furia della pioggia, i suoi dolori sparsi un poco ovunque, mannaggia la fretta!  Ma intanto lei s'era riempita d'amore verso un altro essere umano che a sua volta glielo stava ricambiando ringraziandola con gli occhi.

Occhi che ora custodirà come "un'armonia d'insieme". ma impegnandosi a  trarne beneficio non solo per se stessi.   Col ricordo affinché lo si  possa "trasmettere" alla prima occasione.  Col pensiero rivolto ai tanti occhi che non vede da tempo, se non addirittura immaginati per colore e intensità d'espressione, come quelli della sua nipotina dagli occhi azzurri, così almeno le hanno detto e, che le hanno confermato le fotografie che tiene nell'ultimo diario come incipit per un progetto futuro.    Sempre che, i Piani Superiori combacino coi suoi e diano benedizione.

A volte dimenticare se stessi per andare incontro all'altro è interagire  con la comunità rappresentativa del mondo intero. Più che una religione che consacra la preghiera, dandole vita anche senza i parati d'un rito. Ovviamente un sacrificio che si trasforma in gioia   Custodi d'occhi appunto. Anche immaginati.

Mirka




"Piano Quintet"  (Op.44 -II-  R.Schumann )






12 commenti:

  1. Dimenticare se stessi per interagire con l'altro: esercizio di amore, a volte universale. E' riconoscere che siamo tutti li, nella stessa condizione, anime che cercano, anime che donano.

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    1. Si.MARZIO.Proprio così. Anime che chiamano a gran voce. Mirka

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  2. Nulla è più utile all'uomo che l'uomo stesso. Valga allora ogni sforzo per il reciproco beneficio. Un caro abbraccio.Salvatore

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    1. Grande SALVATORE! Come mi trovo d'accordo con quello che hai detto! Sarà per questo che ci sono (sempre) quando serve e,prometto solo quando so che posso mantenere?... Grazie e un caro carissimo abbraccio.Mirka

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  3. Quando si va incontro a qualcuno si va incontro alla vita. Hai fatto bene a "sforzarti" perchè quello che hai ricavato è stato "face to face" con lo stesso bene.Due bacioni.Mary R.

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  4. La parola dice ma gli occhi comunicano e,quando comunicano amore,li puoi vedere anche da lontano.Anche immaginandoli perchè sono il tuo alter ego.Ciao.Mario P.

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    1. Vero MARIO P. la lontananza sai è come il vento dice la nota canzone di Modugno e,quando si può immaginare nell'"alter ego" tutto è vicino. Mirka

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  5. Ti vedo,sorrido,mi commuovo. Quel tuo amore per la vita è un piacere quasi sensuale che contagia. E la rendi reale con quella fame che ti fa ignorare anche le cadute. Non esagerare però!!! tvb. Carlotta

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    1. Essere vivi CARLOTTA è desiderio fatto di curiosità spazzando pregiudizio e vecchi ma tenendo la sensualità del nuovo di stagione o...stagionato che è gustare più che dire. Te voio bene assaie anch'io,Mirka

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  6. Gli occhi.Forse l'unica verità a cui appenderci per non perdere di vista quel brivido sentito sulla pelle mentre li custodivamo,immaginando la festa che sarà quando riapparirà la realtà vissuta minuto per minuto nell'intimo di noi. Elsa

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    1. Se dentro di noi è festa quando si immagina ELSA allora è proprio ununica verità a cui affidare ogni molecola di noi e...vivere in pace..Bacio,Mirka

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