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fiume della vita

domenica 29 aprile 2012

DEGLI ETERNI INCANTAMENTI E DEGLI ALTERNI AMBIGUI FASCINI.



Il limite che spiega la vita


Mi sono trovata, per caso, dentro a una chiesa e lì mi sono "persa" nel tempo e poi ritrovata in ciò che mi porto addosso .Una bianca meraviglia di bellezze e suoni. Nella solitudine fortissima che con durezza custodiva, nascondevo e, che sempre mi accompagnò anche quando stavo nel prestigioso Complesso Polifonico Della R. A. I.  di Roma , il rifiuto sdegnoso d'ogni ambizione, la vocazione per ogni  bellezza, le chiese che sempre mi incutevano paura...
Ed è questo che, qualche giorno fa ho provato. Le stesse identiche cose di sempre. Un misto di incantamento, di un "non tempo", di paura senza essere "razionale", di sconfinati suoni che disperdendosi si rigeneravano.
Mirka


"Credo" ( L. Cherubini)









Il Credo di Luigi Cherubini è opera nata  intorno al 1806 per un puro impulso interiore. Definito più volte  un reale prodigio della concezione contrappuntistica cherubiniana che ha affascinato con la sua monumentale e perfettamente equilibrata, così da giustificare una volta di più il celebre motto di Adolphe Adam: "Se Palestrina fosse vissuto ai nostri giorni si sarebbe chiamato Cherubini". In esso,per citare la giusta osservazione di Hohenmser,"è una tale forza che avvicina il sentimento a comprendere l'eternità";  oppure per dirla col più recente biografo cherubiniano (il Confalonieri), v'è una giustezza fatale di simmetrie matematiche, di canoni e aggravamenti, di moti contrari e stretti (lontani o riavvicinati) che acquistano la poesia di un sistema solare,spingono l'architettura verso l'etica, rispecchiano nel loro ordine la parvenza di una perfezione suprema".
Il Credo non fu mai eseguito durante la vita di Cherubini; vari i motivi (la mole della composizione, la sua  durata di circa mezz'ora, nonché la difficoltà della scrittura corale.  Dato quest'ultimo che aprioristicamente attesta l'intenzione dell'autore di rifarsi direttamente al l'aureo secolo della polifonia, anzi precisamente al massimo maestro della coralità sacra cinquecentesca, il Palestrina. Il primo brano del Credo, in sol maggiore, scaturisce da melodie di "canto fermo" proposte nella forma originale  o in moto retrogrado e che s'inseriscono in un contesto contrappuntistico di accentuata imitatività. l'incarnato (Largo in sol minore) esterna un senso di stupefazione e di sgomento, così da immediatamente evocare l'immanenza della sofferenza e della Passione. Insomma, in questo Credo, che mi si è ripresentato alle orecchie del tempo, incantandomi con i suoni che espandendosi dopo essersi intrecciati in virtuosistico contrappunto attraversando ogni immaginabile combinazione,il cui volo di fantasia non è mai arrestato dalla ricerca razionale, mi ha permesso di percepire il ritmo incalzante di una silenziosa clessidra robusta solo quando all'inizio la si vede nel suo allegro inconsapevole scorrere, espressivo-tecnico, nel suo rarefarsi  andando alla fine.
Metafora dell'esistente che non conosce la seriosità ma la gioia per avercela fatta restando se stessi. Bene o male.

Mirka 


17 commenti:

  1. A lei che sa creare armonia anche nei contrari,grazie,grazie. Enrico Spaggiari

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    1. L'armonia è la mia costante ricerca,caro ENRICO col quale sono in obbligo di gentilezza e ovviamente di GRAZIE.Mirka

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  2. Bello molto il commento al brano. Mi piacerebbe chiacchierarci sopra..

    E sentirtelo cantare

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    1. Con molto piacere,MARZIO se mi fosse concesso dal "sistema" la scambio della "chiacchera...Trovo difficoltà persino a commentare.Le connessioni sono paurosamente lente quando non mi si blocca tutto.
      Anche per cantare quei brani sarebbe un altrettanto piacere ma...è un periodo che ho la testa presa da dei grossi problemi e,come TU ben sai solo con la "leggerezza" l'artista vola.
      Capiterà.Mirka

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  3. Tempo del cuore, Mirka. E il cuore continua a battere... E ricordo pure dei capelli lunghi e semse un pò ribelli come la coda d'una puledrina... Baci. Carlotta

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    1. Mannaggia alle code e mannaggia a quelle tagliate che ribelli continuano a sventagliare,ohibò.dolce gazzellina dei fulgidi tempi del cuore matto.Baci...Mirka

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  4. Io non m'intendo di musica classica anche se da piccola ho fatto ore di pianoforte. Ma debbo a te se ho rivoluto conoscerla. Così ho imparato ad amarla. Grazie e un bacio. Maria

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  5. Bello e interessante. "la paura delle chiese"... Forse anche su questo sarebbe buono rifletterci. Enrico Spaggiari

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    1. Una pagina d'architettura,ENRICO, che presenta l'Inconnu" di conti fuori dalla matematica imparata sui banchi della scuola,o forse solo il nostro senso della nostra finitezza.Mirka

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  6. Il nostro cammino! Interiore ed esterno. Una grande esperienza se accompagnato dalle emozioni musicali,da ogni altra bellezza. E a proposito di questo Credo. Ricordi Gardiner?... M. Berni

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    1. Chi ha avuto in dono più fortuna di godere di "bellezze" che di monete,saprà farla volare nel "Credo" della Vita che si affida ai suoni.
      Certo che ricordo "quella" magia con un fuori buffo da toglier l'attenzione a un Credo così incomparabilmente bello e difficile,cara MONICA che festosamente abbraccio.Mirka

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  7. Sai che anche a me le chiese mi hanno sempre fatto un pò paura? Poi l'incantamento di qualcosa mi prendeva e la paura andava via. Però durante il giorno tornava,allora con furia prendevo lo scalpello e passava. Strano! Molto bello il post. Abbraccione. Orietta

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    1. Chissà! Forse qualcosa che si sfiora d'un mistero più grosso di noi,dolce ORIETTA che stritolo con un abbraccio delicato e lieve come sei tu.Mirka

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  8. Della bellezza del post,anche a me ha colpito "le chiese m'incutevano paura",perchè io pure provavo questo senza saperlo. Beatrice

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    1. Grazie BEA,ma quante sono le cose che stanno sui nostri fondali?...Comunque sia,poi si rincantuccia la paura o la si affronta nel mentre la bellezza vista te accompagna a mò di Ave Maria.Ciao,Mirka

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  9. Interessante,Mirka,interessante! Forse quella strana paura che la tua "pelle" sentiva,non era che la percezione che,quel luogo nato come concentrazione di culto,non era depositario solo delle preghiere degli umili e dei semplici,ma un "bordello" a dire del Petrarca. Paolo P.

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