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fiume della vita

lunedì 24 dicembre 2012

REGEM VENTURUM DOMINUM VENITE ADOREMUS

......E fu così che,le tante tensioni divergenti, portarono  quella bimba alla quiete dell'unica realtà fissata in quella capanna di luce, col Bambino scaldato dal fiato dell' asino e del bue.



Aurora era seduta sulla soglia di un tempo indefinito e piangeva senza adagiarsi nella contemplazione di quei goccioloni che le inondavano il viso, ripercorrendo l'inquietudine di quella bimba che,nove giorni prima del santo Natale, cantava in coro Regem venturum dominum venite adoremus.
La chiesa era buia e fredda, meno, comunque, di quelle sbarre che s'innalzavano sulle lunghe vetrate della grande camerata del collegio. Lei si scaldava pensando che, come lei, al freddo di una capanna, c'era stato un bambino chiamato Gesù. E questo era un particolare che li avvicinava rendendoli simili, così pensava, mentre sulle guance le si asciugavano i grossi cristalli provocati dal dolore per le ferite che i dei geloni le avevano lasciato ai piedi.
E pregava con un fervore che sicuramente nessuno dei presenti provava. Né le altre bambine e neppure la Madre badessa. Ogni tanto qualcuno si voltava a guardarla,  e un poco stupita, le lanciava un timido sorriso ma senza capire perché lei ci mettesse tanta veemenza per una litania che doveva semplicemente preparare a un evento che si ripeteva ogni anno.
In quel mentre la campanella del parlatorio suonò facendo sussultare la pancia di Aurora.
Ecco il dono di Gesù, della sua Mamma e di s. Giuseppe, gridò il suo cuore nel chiuso della casa situata a sinistra del suo piccolo corpo ancora in forme, ma con degli impercettibili segni della donna che un giorno sarebbe diventata. Lei lo aveva chiesto a Gesù come DONO sicura di non restare delusa.
E il nonno dal gran cappello nero era arrivato. per portarla a casa. Era l'ultimo giorno della novena. Una porta si aprì. Tante teste si voltarono come bisce pronte a saltare, ma una sola era già sulla porta che scalpitante come una puledra ungherese. La monaca allungò una mano stringendo forte la sua. A stento riuscì a trattenere quella  gioia che a dismisura  cresceva sino a staccarle i polmoni. Questo dovevano aver provato tutti quei pastori in cammino verso quella luce che faceva scintillare la capanna  irradiandosi a tutto il mondo. Pensava Aurora e, talmente empatica con Maria, da sentirsi anche lei madre in quel ventre che pulsava pulsava quasi fosse un unico cuore.

Mirka (Stralcio dal romanzo Il Destino nel Nome)





 "Magnificat" (BWV 243-J.S.Bach)


10 commenti:

  1. Tanti sinceri ed affettuosi AUGURI ad una vecchia bloggeramica.
    Cristiana

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    1. Amica CRISTIANA,lieta sono d'illuminare la fessura del nostro tempo virtuale se almen qualche foglia verde lasciò e una margherita sempre a primavera,Sii felice,Mirka

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  2. Non è facile, con la scrittura, far sentire, comunicare la vita che si svolge nel ventre intelligente di Aurora (e non si tratta di un bisticcio di parole, in quanto sembra sempre più verosimile, oggi come oggi, che un altro cervello si annidi proprio nel nostro ventre, in base alle più recenti ricerche scientifiche). Inoltre l'immagine delle "bisce" la trovo strepitosa, senza esagerazioni...insomma un'estrapolazione dal romanzo quanto mai godibile per il lettore, credo. Bach, infine, non può che mettere tutti d'accordo, soprattutto interpretato da un grande direttore quale Gardiner. Un sincero augurio di buon Natale, nel ringraziarti per questo post.

    Andrea

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    1. Sono io a ringraziare te per questo bellissimo commento,ANDREA.
      Nella pancia navigano tutti i nostri percorsi.Groddeck sorriderebbe e,forse,aggiungerebbe un frammentino al suo già grande "Libro dell'Es" che ti consiglio di rileggere. I "fulminanti" allora sarebbero semplicemente un tuono che ruggisce avvisando temporale o la pioggia benefica...
      Divertito per le "teste bisce" eh... ?! Gli occhi di Aurora le videro così.
      J.Gardiner è l'esecutore di musica barocca che più stimo e amo e,che,personalmente conobbi,proprio in quel magnificat di cui ne ero il contralto.
      Buone feste.Sinceramente.Mirka

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  3. Molto bello.Nella piccola Aurora "pulsavano" già tutte le premesse della donna che sarebbe diventata e il suo ventre le conteneva tutte. Sono certo che il sonno di quella sera fu dolcissimo per lei,come quella placenta che con tanto amore la protesse per tutto il tempo necessario affinchè crescesse forte per la vita.Con affetto e sempre debitore di un grazie.Enrico S.

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    1. Si,ENRICO,il sonno di quella uella sera e,molte altre di quel tipo,fu sereno e abbandonato ad accogliere i sogni più belli,protetto come di placenta...Grazie a lei per la sua amorevole attenzione.Mirka

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  4. Tenerissimo e struggente ricordo.Grazie veramente di cuore.G.M.

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    1. Emapaticamente e per chi rivive fosse solo per averlo immaginato è così G.M. che ringrazio anche se da lontananze solo virtuali.Mirka

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  5. Ti vedo esattamente così.Baci baci baci.Maria R.

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    1. Forse c'hai proprio preso,MARIA che di rimando bacio.Mirka

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