fiume

fiume
fiume della vita

lunedì 10 giugno 2013

CARO E POVERO KLAUS ovvero (LE STRANE ANALOGIE)



A volte mi domando se qualche eco di quelle risate, di quel sax, di tutto quel l'abbaiare, di quei canti possano essersi fermati su qualche ramo di quegli olmi o dentro qualche crepa di roccia secolare.



Non sono attratta dai cani, anzi spesso mi infastidiscono col loro abbaiare insistente,col loro essere sempre "fra i piedi".  Dei gatti è altra cosa. Istintiva simpatia che continua a dialogare con loro, con sorrisi, silenzi complici, qualche coccola selvaggia. Sarà perché con questi ultimi mi sento in perfetta consonanza, quasi in simbiosi, potrei dire.  Eppure con quel pastore tedesco ci andavo d'accordo, affezionandosi persino.

Si chiamava Klaus e, per tutti era inavvicinabile tranne per il suo padrone e per coloro che erano di "casa"Gli era stato regalato ancora cucciolo, affinché potesse essergli d'aiuto a superare una grave forma di depressione che l'aveva prostrato in una cupezza da preoccupare seriamente tutti i restanti familiari.  Si, perché quando l'anima si ammala, niente può stimolarla, né curiosità, né interessi, men meno a sperare in qualche barlume di gioia da vivere.  Così Klaus entrò come un terremoto in "ogni spazio" si potesse guardare, piedi inclusi.   E ridonò una illusoria significativa al tempo, almeno come risveglio d'attività motoria che pareva definitivamente condannata a restare blocco di granito su una poltrona all'angolo d'una camera perennemente tenuta al buio.    Che, la morte d'una persona cara, (sposa) dopo anni di atroci sofferenze, può portare a un'altra morte, anche se solo apparente.

Dietro la pressione di amici comuni, incontrai Mario, così si chiamava il padrone del cane.  Si creò immediatamente una corrispondenza di "amorosi sensi" e di affinità (anche lui amava la musica, suonava il clarino, alternandolo al sax contralto, gli piaceva fare lunghe camminate nei boschi o nelle campagne, osservando con attenzione la natura, rispettoso dei suoi cicli e abile a prevenirne ogni inizio di sofferenza o bizze.   Rude e semplice, come chi della razionalità sa farne la logica di tutte le cose. Forse scarseggiava in umorismo ma aveva un orecchio finissimo e perfetto come lo era nelle scienze quantistiche, ma soprattutto nel campo dell'elettrodinamica da tener testa a Maxwell anche se non ne fu mai consapevole del tutto, o forse saperlo gli era indifferente. In seguito anche l'umorismo migliorò, mentre nella sua professione continuò a restare bravo e basta.    Si divenne inseparabili compagni di vita.   Da Roma, dove entrambi si aveva le reciproche case, ci si spostava spesso, per lunghi o brevi periodi, nel suo cascinale situato in Abruzzo, poco distante dell'Aquila e da Campo Tosto.    Lì si conduceva una vita naturale, ma ricca veramente di tutto.   Io mattiniera come l'allodola, usando un termine familiare anche nella globo sfera, lui gufo a dormire a volontà nella talamus comitis o herelis camera, visto che doveva compensare le ore piccole passate alla ricerca della perfezione dei suoni... Per me questo, comunque, non costituì mai un problema.. Saltato giù dal letto come la felpa dei gatti, volavo le due scale che portavano alla cucina con incredibile leggerezza, preparato il caffè, la fetta di torta alle mele o i biscotti allo zenzero che io mi facevo premura di farli in abbondanza, affinché non mancassero mai, mangiavo qualche frutto di stagione, facevo esercizi di respirazione sul prato, studiava i vari spartiti a gambe incrociate, con l'aria frizzantina e purissima, di fronte alle radici d'un platano, d'un olmo e di un fico, mentre in lontananza scorreva lento e pigro un fiume; tranquillo come una laguna e con un colore che invidiava l'argento e il cristallo.   Poco distante il gorgoglio allegro della fonte di S.Bonifacio. Durante il giorno si leggeva, o meglio ero io che leggevo ad alta voce,(spesso poésie a lui piaceva molto Pascoli e Cardarelli e a me piaceva molto accontentarlo assieme a qualche romanzo di Calvino), si andava per boschi anche solo per il piacere di respirare i profumi della sacralità del posto, si parlava con la gente e, a volte tra le discussioni ci entrava anche la politica (poca in verità perché lui s'infuriava e non c'era  poi nessun modo di rabbonire  Non c'è più lo Stato di Diritto,capisci? diceva e io ridevo per come lo diceva ma annuendo con tutto il corpo).    Alla sera, subito dopo cena, altra felicità col preparare un piccolo splendido coro femminile. Klaus...tra i piedi. Col tempo si era diventati amici, anche col cane.  Non gli risparmiavo gli scherzi, qualche biscotto, di nascosto dal padrone glielo allungavo sempre e lui come per un tacito accordo non abbaiava quasi mai.   Non esagerare"  mi rimproverava qualche volta Mario "Dagli affetto e rispetto ma... ricordati che hai davanti una bestia e come tale la devi trattare"  finiva sempre la sua geremiadi scandita dai suoi toni bassi e dolci come un contrabbasso.     A volte però gli metteva un piccolo cesto come di paglia legato al muso "non si sa mai"  brontolava dispiacendo se ne forse più ancora del cane.   Io gli davo retta per un poco, poi ritornavo alle mie abitudini fuori da ogni crescita di autentica maturità (scherzi. biscotto coccole).  Però adesso che ci penso, questo lato infantile che tutt'ora favola,  quante volte mi ha aiutato a superare dei momenti difficili,  spingendosi a un coraggio puerile solo perché inconsapevole, ma vero perché mi creava la sicurezza per affrontare ogni prova.     Chissà che anche questo non non mi sia stato trasmesso da qualche gene ereditato che, con ingenuità continua a perdurare, nel corso degli anni, nelle innumerevoli occasioni della vita quotidiana, con sguardi, pause, arguzie,silenzi, sorrisi, espressioni d'ammirazione o di rimprovero.


Un giorno, credo fosse nel mese di agosto, Mario a letto, io sul prato a far ginnastica, Klaus tra la mia faccia e le mie gambe, zitto e fermo come l'alibi d'antica storia. Anche se un poco infastidita per la presenza così prossima al mio volto, continuavo gli esercizi, muovendo ora le braccia, ora le gambe, la testa e tutti i mille muscoli. Però la vicinanza del cane mi distraeva non permettendone più la necessaria concentrazione. "Via via Vai via!"  gli respirava addosso con tutta la durezza  di cui ero capace. No, lui stava lì, senza muovere un palpito. Solo i suoi occhi mandavano strani bagliori metallici e freddi.  Il cuore cominciò a pomparmi come fossi a Maranello, mentre invece rallentavano i movimenti del corpo.   Me lo trovai steso e lungo su di me e...peso. "Mario Marioooo  Via  Klaus... Basta  Vai v i a!" ringhiai diventando anch'io uno strano animale.    Non so se per qualche metamorfosi di Apuleio, o altro miracolo, forse dello stesso  protettore del posto certo Beato Andrea, (su questo Beato circola anche libro scritto da lui, più per dare omaggio alla sua terra,  che per fede, dal momento che la sua limpida mente razionale e la semplicità del suo cuore non si accordavano nè coi papalini nè coi smantellati), fatto sta che il cane mi liberò dal suo peso tedesco e io lentamente,nsenza guardarlo in faccia potei alzarmi da terra  Mi pareva d'avere il ballo di  S.Vito, ciononostante riusci ugualmente ad arrivare in casa.  Raccontato del fenomeno a Mario che, strano anche lui non disse nulla.  Con noi, in quel tempo, c'era anche Lara il setter irlandese della figlia Tiziana.  Il resto del giorno  lo ricordo come impregnato d'una inquietudine alla E .A. Poe giacché non potevo fare un passo senza avere i "guardiani" ai fianchi.   Arrivò l'ora d'istruire il coro.  Radunati a cerchio, e felici,loro, perchè ignari di  tutto meno dell'ora da vivere in pienezza. All'improvviso Klaus si fa spazio con prepotenza e mi piomba addosso.  Le melodie si tramutano in urla da casa dei matti   "Mario Mario corri vien su" Lui era già lì. Con una voce che non gli conoscevo ingiunse al cane l'ordine di uscire.    Non ho mai saputo cosa avvenne tra il padrone e il cane. Ma da quella volta Klaus si tenne lontano da me pur guardandomi sotto la palpebra.

Ora lui non c'è più  E' morto pochi anni fa dello stesso male che colpì il suo padrone un anno dopo quell'episodio  Diagnosi Insufficienza Renale seguita da infarto fulmine. Così come capitò al mio gatto Omero che lasciò la sua casa d'origine per "scegliere" me nello stesso giorno della dipartita del mio compagno di vita Mario..

A volte ci si domanda perché si creino così strane inspiegabili coincidenze e del perché alle orecchie, nitidamente severi e dolci suonino certe parole, certi guaiti che all'umano assomigliano.


                                                                  



Mirka



"Finale" ( Dal film La mia Africa S. Pollack)



14 commenti:

  1. Che bel ricordo. Nitido e musicale.
    Cane e gatto. Uomo e donna. Uniti e diversi. Ma scelti.

    RispondiElimina
  2. Si è un bel ricordo MARZIO, come strane restano quelle analogie veramente inspiegabili. Mirka

    RispondiElimina
  3. Bello questo spezzone di vita amena,con strane coincidenze. Chissà che non ricompongono degli insoluti,diventando mezzi simbolici per ristrutturare degli eventi e aiutare a pensare protraendo le immagini e le emozioni più a lungo nel tempo. Un abbraccio cara.Luciano V.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse sarà anche come dici LUCIANO,circonvolute di "costanti" che portano a un centro su cui spaziare. Un'abbraccione a te,Mirka

      Elimina
  4. Provo felicità a leggere questo racconto,ma nel medesimo tempo mi vengono i brividi. Credo nel Karma e tu lo sai. Ti abbraccio forte. T.B.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I sentieri che portano all'inaspettato sono spesso misteriosi e strani T. ma...tutti danno la misura di quanto poco il proporre dell'uomo può. Ti abbraccio forte,Mirka

      Elimina
  5. E chissà che ora non siano tutti più vicini di quello che non s'immagina! Nicola

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah! Certamente resterà tutto quello che con allegria si è vissuto sentendolo perfettamente in sintonia con la sincerità del cuore.Mirka

      Elimina
  6. Vita piena nella sua serenità,se non fosse per quelle analogie veramente strane. Un grande abbraccio.M.Berni

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I "contrasti" MONICA ci dicono che la vita è questa.Bacio,Mirka

      Elimina
  7. Si ricorda quello che ci ha fatto stare bene e si pensa perchè mai si siano presentate alla mente quelle strane analogie. Chissà che non significhino qualcosa su cui lavorare. Un bel post dolcissima amica che mi commuove....e tu sai perchè. Bacioni.Orietta

    RispondiElimina
  8. Si,ORI,si vuole ricordare ciò che ci ha fatto star bene e pensare che,anche nelle "stranezze" c'è o la lezione o la presenza d'un bene maturato. Bacio,Mirka

    RispondiElimina
  9. Singolare. Forse le stranezze sono solo apparenti. Segni,forse, che vogliono trasmettere alla coscienza. Molto bello e pregnante.G.M.

    RispondiElimina
  10. Si G. Un segno che "trasmetta" il dovere d'un pensiero rimosso o lasciato in sospeso. Grazie,Mirka

    RispondiElimina