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fiume della vita

giovedì 7 giugno 2012

ELEGIA -OVVERO PAROLE SULL'IMBRUNIRE PRIMA CHE LA NOTTE



                                                  "Amor che nella mente mi ragiona" (Dante)





Parlano le parole sul l'imbrunire del giorno che sta per terminare. Brusio appena accennato. Ginnastica di corpo, di mente, senza il pensiero che li insegue. Nebulosa guizza la memoria. Baluginio di fondo che trasforma i prodotti della terra in olio e poi in mistura alcolica chiusi con tappo ermetico. Essenza.
Ed ecco che appare la cometa frantumata in miriade stelle quella che un giorno mi guidò per roccioso mare ibernata in tutti quei fulgori e muta. 
Si riaccende a sprazzi la " bonaccia" che così spesso l'umanità regalò in apparente calma, ora sfumata a fazzoletto bianco sporcato solo ai bordi un poco  anche strallato.
Umori d'Algeria mescolati al pudore di medusa.
Viaggi senza approdare all'isola di salde terre che ancor si meraviglia d'essere ferita e viva. "Amor che nella mente mi ragiona" che vanità e vano è il ricordare.
Escono fotografie  dallo zainetto che mi porto a spalla e son deserti con porte che s'aprono, sbattono, si chiudono, lente come dalla meditazione Zen, altre chiusa con gran fracasso come il Pacifico quando si arrabbia e diventa brutto. Giornali di passione che fumano ancora un poco sopra la cenere quando il silenzio della notte brucia.
E...scale dove nessuno sa il peso delle salite solo per incrociare un "truciolo" di luna.
L'ultima emozione che porto nello zainetto, fu proprio quella vasca ai piedi che salire mi vide per incontrare la lunare pure tenendo ostinatamente gli occhi rivolti al basso del ghiacciato. Dentro ci stava il mondo di un mare ancora "sconosciuto". Uno di quei  misteri gaudiosi che passa dalla croce, prima di salire in gloria di chi volontariamente si offerse ad asciugare i pianti prima, e per immolarsi poi ad Angelo incoronato a vista, mentre il "Notturno" che mi porto appresso, canta la sua lirica senza coperchio, che luna di lassù è diventata. Chissà. Forse un'elegia di congiunte umanità placentari di memorie.
Stagione delle piogge con un puntino giallo e ruggine di vigneti che non vuol morire per il piacere di rimirare l'uva e insieme l'oro. Sostanza di quel liquido purissimo battezzato a penitenza per far clemente il Dio.
Mi viene da pensare infine, e al termine di questo giorno, con parole sorte sull'onda del l'imbrunire prima che la notte, che la vita sia proprio solo lì, tutta dentro a quel fazzoletto bianco sporcato ai bordi e un poco strappato, con al centro  un piccolo spazio da lasciare  per un  luccicare come di primo raggio di mattino a festa.
Un corno fermato su una nota che sostituisce il cuore.
Un coro di tragedia o di opera buffa che gli gira attorno.
Profumi di tigli nel viale di bambina.
Un palpitare di ali a mezzo delle ciglia.
Un brusio di indistinti insetti davanti agli occhi.
La Musica che si agita nell'aria diventata conchiglia per un grande orecchio.
Un indizio ancora da Sperimentare e che voglio rimandare ai posteri nel tempo più lontano, ovviamente a Dio piacendo, a me  l'intuizione di capirlo in tempo, giusto per l'attimo necessario onde  lasciare il testamento d'un abbraccio più d'occhi che di braccia o per una Poesia da vivere senza timore di non capirla sino in fondo.


Mirka


"Nocturne Op 27 N.2"  (F.Chopin)












NOTE:  Il corsivo è il principio della II Canzone del Convivio di Dante


Le foto sono mie


12 commenti:

  1. Sei un distillato d'immagini multiple e mai tra di loro discordi. Un viaggio turbolento come un fiume che scorre. Tranquillo.tvb. Maria

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    1. "Tranquillo" MARIA?...Seguo semplicemente il corso di quel fiume,faccio quel che posso col mio piccolo remo e spero nel Disegno che misericordia dispone.Bacio,Mirka

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  2. In queste parole scaturite dalla "ginnastica del corpo"sull'imbrunire prima che la notte,vibra la tua anima che col ricordare,gli ha tessuto attorno l'emozione di tutto quello che hai dato e avuto,lasciandoti per regalo la pace che darà l'oblio del "nulla di sè" raccolto da una poesia lasciata come testamento d'immortalità. F.

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    1. L'anima sa sempre ciò che vale per continuare in pace i suoi viaggi,F. che ringrazio sentitamente per l'alto concetto lasciato.Mirka

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  3. "le scale dove nessuno sa il peso di salirle". È vero. Ch può dire di conoscere "veramente" tutto della vita (interna ed esterna) di chi ci è passato accanto? Fotografie che ci faranno immaginare,giornali che,se ci danno l'identità della persona,non ci riveleranno che poco della profondità del suo soffrire o gioire in quel "friccico di luna",la sua solitudine. Bellissimo post, Mirka. Un abbraccio. Enrico S.

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    1. Si,carissimo ENRICO.Nessuno saprà mai quel "sale" per quel "friccico" de luna.
      Grazie col cuore,Mirka

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  4. Ogni sofferenza generata da un mondo chiuso e ostile,tutte quelle sofferenze che non ci permettono di comunicare il vero che siamo e di esprimerci come sarebbe desiderio fare, trovare il "senso" del nostro vivere,la collocazione nostra nel contesto sociale, e senso vivo di appartenenza,quando tutto questo vine a mancare,col tempo diventa angoscia che porta inevitabilmente alla disperazione.Lo stesso dicasi per ogni dolore generato da quella stessa matrice (fonte) che ha creato solitudine.Una solitudine immensa anche per portare sulle spalle un piccolo zainetto.Come la si capisce mia bella e coraggiosa amica.Anche se basterebbe così poco per trasformare tutto quanto in un passo normale se non leggero.La partecipazione "sincera" del cuore a un'umanità simile a quella di tutti ma che spessissimo con indifferenza la si nega.
    Un bellissimo post che rileggo e faccio leggere profondamente commosso.Un grande abbraccio.Sergio

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    1. Forse dolore e solitudini nascono con noi SERGIO,eppure basterebbe poco. Appunto,un'umana partecipazione d'orecchio e d'occhi per alleviarne la fatica del carico ma...sorda o arida per egoismo guardono i passanti e girano l'angolo.Infinitamente grazie mentre abbasso la testa sotto il peso della "mia" commozione.Mirka

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  5. Certamente non sei stata una merantessa che si è arricchita smerciando e imbrogliando gli "avventori",perche non stai a "beccarti"il cervello per continuare a fare soldi. Però hai vissuto in pienezza di te,profondendo emozioni ed elargendole con generosità,di sentimento,di battaglie "perse"per i mercanti ma non per te. Un abbraccio. Luciano

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    1. No LUCIANO,l'istinto della "mercantessa" non mi è stato dato.Sarà per questo che il mio "beccare"non s'affaccia al vaso di Pandora ma a tutte le piccole cose ch'io vedo immensamente grandi.Ciao,Mirka

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  6. In questo post,tutto affiora,scompare,appare,fra un alternarsi di passaggi d'anima,per inseguire una fiaba,un sogno portato dentro come un filo conduttore,caparbio come il più maturo impegno di vita e verso la vita. Complimenti davvero. Enrico

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    1. Chi appartiene a un segno di terra come quello del "toro" sa essere caparbia ad inseguire sogni impossibili sentendoli possibili grazie alla volontà d'impegnarsi affinchè si realizzino con il proverbiale "buon senso" a non incapponirsi laddove la realizzazione è mera illusione.
      Come si distingue l'illusione dal sogno? Semplice l'illusione è un "fantasticare" sul nulla,il sogno una delle tante utopie che possono diventare Storia.Grazie mille ENRICO,un abbraccio,Mirka

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