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fiume della vita

mercoledì 27 giugno 2012

LA PREPOTENZA DEI RICORDI- LA SCARPINATA-IL "VENTO STUZZICARELLO" CHE NON C'E'-UNA FISARMONICA


"E' Roma? In vita mia l'ho  sempre intesa nata da quattro ladri, senza onore, e mmò è ssanta e cc'è er capo de la Chiesa, mmonarca fin de Gerusalemme e cce' comanna" (Belli)

Ah quel pino che come W. Wordsworth ammirò, anch'io mirai e forse innamorata sempre di nuovo.



Gentilezza attorno. Sole che brucia e neppure faccio caso all'aria stagnata dal biossido di azoto.  Ho  assorbito invece tutto ciò che mi porto addosso fuso in ricordi e sogni. Giro a vuoto per strade che molte volte ho percorso ricoprendone il vecchio e il nuovo. A Roma debbo le mie più importanti e intense emozioni che anche nel ricordo continua a prendere un carattere inatteso d'iniziazione tra le strade, le chiese, le multiformi sfaccettature, un'urbanistica che segue un percepito già prima che si trasformi in realtà di vissuto. In nessuna parte del mondo mi sono sentita bene come a Roma come di misteriose radici  segrete alle quali mi avvicinano in modo naturale e senza troppa  fatica. A Roma mi ha portato la Musica, ho trovato l'amore, il Lavoro, ammesso che l'arteria conducente si possa chiamare lavoro, perché "scavare" nell'arte è fatica, sudore, ostinazione a "dare forma" a immagini vitali accompagnato da un profondo processo psicologico, l'intima intenzionalità a commuovere profondamente, la consapevolezza d'essere correlata alla società offrendo valori o l'intuizione di un qualcosa che resterà anche quando il Tempo personale sarà finito, la Volontà d'incidere come forza creatrice ma cercando un linguaggio comune agli uomini e ( gradualmente) comprensibile, l'impegno a farne politica, con la coscienza "lenta"  che l'arte  servisse anche a quest'operazione.
.Eppure non mi sono mai assuefatta a Roma, né dato per scontato nulla, se non lo "straordinario"  trovato a ogni angolo di strada. E mi sono spalancata a tutto. Con una gioia che rivoluzionava me portandosi a inevitabili guerre con poca certezza di vincere, ma sempre  aggrappata a una bandiera tenuta disperatamente alta anche quando, ferita, mi trovavo a terra, con attorno altri feriti o morti. E' pur vero che inquietudine e solitudine sono nate con me, m'hanno costantemente accompagnata in ogni terra calpestata, non escludendo  questa città così familiare, procurandosi un "secco senso" del tempo, oppure un  "essere" senza tempo. Una coppa sempre da riempire. Con gioia e con un poco di malinconia. Questo è stato anche uno dei motivi di un inspiegabile che lavorava dentro ogni poro della mia pelle, nei quadri di pittori che quasi ossessivamente continuavo a cercare, convinta che avrei trovato la vertigine di quel caos colto e intuito essere dentro ogni realtà. Passata, presente, futura. Ciononostante vivere a Roma, è rimasta per me, una  profonda e autentica esperienza di vita in tutta la gamma dei suoi colori, naufragi incluso. Non a caso sono ritornata con in bocca un sapore antico quanto misterioso e che mi porta al di là di confini sensoriali difficili da spiegare persino a me, ma nei quali vive il mio istinto, un sapere costruito su antiche orme di luci, un DNA fatto di radici forti, affiancate a leggi universali, e di "scale" sempre in salita.
Mi dibatto fra due direzioni, andare al Gianicolo dove si trova la Quercia del Tasso, chiamato così perché mèta costante di meditazioni che il poeta lasciava presso la sua ombra e forse a comporre versi, legata al ricordo di un santo, Filippo Neri (il Pippo bbono) amatissimo a Roma che attorno ad essa riuniva i suoi pestiferi ragazzini ai quali soleva rivolgere l'esortazione rimasta quasi proverbiale "Fermatevi se potete" Ricordo la prima volta quando anch'io mi sono imbattuta in questa quercia, che poi doveva essermi mèta costante. Ero andata per prenotare due biglietti per lo spettacolo della sera. Davano Le Nuvole di Aristofane. Affannata come il labrador di un mio figlio, dopo lo sguazzare in mare, mi sono fermata di botto davanti a un'epigrafe "All'ombra di questa quercia-Torquato Tasso-prossimo a sospirati allori-e alla morte-ripensava silenzioso-le miserie sue tutte-e Filippo Neri-tra liete grida si faceva-co' fanciulli fanciullo-sapientamente". (Della quercia famosa resta solo il tronco rinsecchito e contorto sostenuto da un muretto,entro un recinto protettivo, perché colpita da un fulmine nel 1842) L'altra direzione che combatte in duello i miei pensieri è l'Aventino dove tante volte mi portava la gioia (d'amore)  di fotografare e d'esserne fotografata, nonché per dar sollievo alla "stanchezza di passi vagabondi"  facendoli riposare sotto  l'Arancio di S.Domenico, così chiamato perché piantato dallo stesso santo verso il 1220, nell'orto di Santa Sabina. Sembra che avesse portato un pollone dalla sua terra spagnola (dove con la corteccia d'arancio si usava condire i cibi di magro abitualmente consumati alle mense dei poveri) e così trapiantato per la prima volta in Italia Ricordo la mia bocca aperta come l"innocente"  che trovavo sempre sotto casa mia di primo mattino e in tutte le stagioni, allorché infilato l'occhio da un piccolissimo foro protetto da un vetro e ricavato nella parete di fronte alla celebre porta del V sec. che, pur seccato per buona parte, a distanza di quasi otto secoli fiorisce e dà ancora frutti attraverso un altro albero sopra di esso e miracolosamente cresciuto e al quale secondo la tradizione, apparterrebbero le cinque arancine candite che Santa Caterina offrì al Papa Urbano VI nel 1379. Invece mi siedo a un bar e chiedo un caffè. Il secondo caffè e sorrido a lui. E' buono. Nel senso che non lo sputo né mi procura smorfie. Delle teste volteggiano. Sorrido e mi vien voglia di accompagnare il sorriso con una battuta. Però mi sono trattenuta. Sono invece catturata dal profumo di brioche e dai vari colori intrecciati che formano un'enorme serpentone talmente lungo da arrivare al Tibet. Altro ricordo affiora nel l'oggi. Il progetto era avviato perché si arrivasse là, nel Tibet occidentale all'ombra della Preziosa Montagna Innevata dove ogni spirito inquieto trova pace e felicità protetti dal silenzio e isolati dal resto del mondo. La cosa aveva portato il mio entusiasmo alle stelle, o meglio su quelle vette dell'Himalaya, purtroppo dovetti rinunciarvi per sostituire una cantante ammalatosi al l'improvviso così che Shangri-La ...divenne solo utopia a cui guardare almeno come obiettivo interno. Quanto è lunga la strada per chi è stanco.  Quanto è lungo il vagare del folle che non trova la via" (Buddha Shakyamuni) si ripeteva allora come faccio adesso chiedendosi se il Paradiso (in terra) esista davvero.
 Un gruppo di giapponesi passano a lato della parte destra dove io siedo. Gli uomini hanno quasi tutti al collo delle grosse Nikon, le donne più giovani portano un cappello di paglia, le più anziane un ombrello colorato. Gli occhi vanno a delle gambe storte. Subito li sposto e decido di lasciare il tavolino con sopra la tazzina vuota di caffè ma con i bordi segnati dal rosso del mio rossetto. Mi incanto per la frazione di un attimo per seguirne la forma grigliata, pago e riprendo la mia camminata. Non ho una meta precisa. Lascio che siano i piedi a farmi da guida. Loro sanno. Senza accorgersi mi trovo nel rione Ludovisi. Un quartiere di via Veneto. L'impressione immediata che ho è quella di una decadenza estesa anche se non mancano tracce dignitose che richiamano antichi splendori umbertini. nel mentre la plebe agonizzava...Perché ogni realtà di splendore non fu mai discostata da altri drammi dell'umano esistere!
Ho davanti un immenso patrimonio erboreo di quella che fu la villa Boncompagni Ludovisi. Immagino, fantastico...e proseguo mentre mi in filo lungo il viale di via Vittorio Veneto. Scatto foto alle aiuole che adornano i marciapiedi dandole una contenuta eleganza pur senza l'autenticità del l'originale. I pensieri si azzuffano e vanno a D'Annunzio, Moravia, Pasolini, Cardarelli, il Fellini della "Dolce Vita" immortalata nel film, non ci trovo nulla. Nè i registri, né gli attori, l'assenza dei letterati, gli editori scomparsi e rintanati a far business chiusi in qualche soffitta... Alla vista mi paiono semplicemente posti qualunque.
Oltrepassò via Sardegna. Mi trovo in faccia l'Hotel Excelsior coi suoi balconcini, le lesena corinzie, colonne, timpani e mensole. Mi colpisce e lascio una smorfia alle quattro brutte cariatidi che sostengono un balcone. Riprendo il sorriso per la bellezza della torre con cupola a cuspide proprio all'angolo con via Boncompagni, ora sede del l'ambasciata degli Stati Uniti e protetta da un cancello che mi ricorda il carro armato "cementato" a Boretto (R.E). e vigilata da una "carrettata" di agenti della nostra polizia italiana.
La Roma dei contrasti che non si trasformeranno mai se non in peggio.E' Roma? In vita mia l'ho sempre intesa nata da quattro ladri senz'onore,e mmò è ssanta e cc'è er capo de la Chiesa" (Belli)
"Tutto se scola sta fajola indeggna,Tutto cqua sse priscipita in eterno ner pozzo de la gola e de la fre gna..." (Belli)
Rifletto  imitando il Tasso su questo eterno precipitare nell'abisso della coscienza, cronaca, storia e metastorica confuse in una Babele della conoscenza da cui, paradossalmente la "Santa Verità sbrodolarella" che è come lla cacarella che cquanno te viè ll'impito e tte scappa,hai tempo, fijja,de serrà la chiappa e  storcato e ttremà ppe tritenella" (Belli) riesce a scostare la menzogna e a smascherare la vergogna della storia.
Sto sudando e mi accorgo di grondare della colla che si appiccica sugli occhi. Ora sento il biossido di azoto, l'aria stagnata, l'asfalto che assorbe radiazioni non temperate da nessuna umidità (gli alberi non li vedo più perché sono lontani e forse solo vivi nel ricordo che strizza la pancia e fa vibrare il cuore, ma non sento neppure quel "vento stuzzicarello" di cui si lamentava il Rugantino e che ora lamento io perché non c 'è. I piedi  si lamentano, il corpo è tutto un fiatone che s'appoggia sull'asfalto e nell'aria."Là dove dimorano i santi uomini sono luoghi di gioia. Essi rendono piacevoli i luoghi selvaggi dove altri non possono vivere. Essendo liberi dal fardello dei desideri,essi possono provare quella felicità che gli altri non trovano" (Dal Dhammapada) Una lama fresca di luce mi riporta a Shambala senza che mi arrivi una minutissima spinta d'energia che mi scollo dai piedi. Poi...da qualche parte il suono di una fisarmonica e una voce che canta Lillì Marlene  conduce il gioco di viaggi in macchina dove la felicità fatta di piccole cose era di casa. Ricordo Urbino  e ricordo il ritorno nella notte buia dove per compagnia si aveva la voce di Marlene Dietrich, per lampada le nostre luci, le bellezze viste insieme, trattenute  all'interno, le reciproche ricchezze annaffiate da calici sempre alzati per dare omaggio alla vita.
Mi accorgo che gli alberi stanno dialogando fra loro, e così il giardino delle fiabe, l'assenza di dubbi esistenzialisti. Solo la prepotenza dei ricordi resta, depositati  nella  terra dell'anima dove anche la musica dimora. Arresto il passo già avviato verso il ritorno, per andare dal cantante di strada. Tiro fuori una banconota da 5 euro. L'ultima restata. Gliela allungo con un sorriso e riprendo il mio cammino contenta per una "scarpinata" faticosa si, ma conclusa in assoluta leggerezza. Ché la gratitudine per la pienezza di un momentaneo Felice regalato (canzone) e fatto rivivere in memoria, non ha considerati a valore di monetaria, scrupoloso calcolo da bancario o da pescivendoli di anguille morte.
Mirka


"I Pini di Roma" (O. Respighi) 









"Lily Marlene"

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14 commenti:

  1. Bella questa narrazione che richiama i ricordi dallo spazio di quel tempo restituendogli,nel tempo di oggi,la luce e,quindi ancora vitali ma senza peso.F.

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    1. Grazie F.Per me restono comunque valori costanti come cifre ignote da ripercorrere.E qualcosa si riscopre sempre, come "matrice di una realtà" trasformata in tanti passaggi sfumati e condensarsi in un "centro".Mirka

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  2. Una splendida camminata.Punto di partenza,l'amore per una città eterna anche nei suoi contrasti...il proseguimento verso una "quercia" (...) per finire in "leggerezza" come solo gli uccelli sanno fare.
    V. ha i minuti contati ma noi siamo sereni.Un grande abbraccio amica cara.L.S.

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    1. Non so se questa "scarpinata" possa assumere il colore dello splendore,Lilli,nella realtà mancava la quercia e lontano l'aranceto dell'Aventino anche se poi tutto è finito nel fresco di una bella doccia che mi ha resa leggera come una "bollicina" subito svaporata.
      Ti penso anche quando non so di farlo.Con la profondità di tutto il cuore sono vicina a voi tutti.Un grandissimo dolcissimo abbraccio.Mirka

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  3. Chi è nato con l'arte nel sangue e nella vita l'ha tenuto fluido,non può che percepire tutti i contrasti prima ancora che si formino. E'un dono-condanna,ma è così. E citando Ungaretti "Che ogni attimo spariscono di schianto o temono l'offesa tanti segni".-
    Un'immenso abbraccio.Luciano V.

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    1. "Conobbi la polpa d'ogni stagione,incarnandola,vestendola,denudandola,impregnandola d'oro mentre le nuvole si facevano pietre".Ricambio l'immensità dell'abbraccio.Mirka

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  4. Siamo fogli bianchi che via via si riempiono,di contenuti,di emozioni,di naufragi,di paure affrontate,di qualità e conti da far quadrare,forse ripercorrendo all'indietro un cammino per riprendere un sospeso mancante al puzzle della nostra vita.Non è mai dato per scontato che ci si riesca,provarci è sicuramente positivo e fa posto alla serenità elemento chiave della nostra esistenza.Un bellissimo post,Mirka.Complimenti e tanti tanti affettuosi auguri.Sergio

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    1. ...Di Destino inconsapevolmente "scelto" da noi.
      Riconoscente ringrazio di cuore.Mirka

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  5. La tua Roma che tanto ti diede,tanto tu hai dato a lei. Ti abbraccio. Monica B.

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    1. Scambi naturali e convinti MONICA.e grata resterò facendolo scorrere nel vivo del mio cuore.Bacio,Mirka

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  6. Una linea di sviluppo ben identificabile,comprensivo della ricerca costante e ostinata,trascritta su impronte fatte di passaggi con squarci di luce oscurata dalla nebbia che s'alza al compimento del puzzle.
    Molto pregante e ricco di importanti riflessioni è stata questa "scarpinata".Complimenti.Salvatore N.

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    1. Ora più che mai SALVATORE so che tutto ha un senso,anche i passaggi che ci facevano scalpitare e,che qualche volta,o spesso,abbiamo "voluto" sorpassare inconsapevoli che anche loro avevano un servizio.Ora che sono in transito su la stessa riva del fiume dove mia madre sedeva,posso pienamente dire d'averne afferrato importanza e valore.
      Grazie infinite per la tua attenzione.Mirka

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  7. E' importante sapere da chi veniamo,ma è ugualmente importante sapere chi siamo ripercorrendo dei percorsi che ce lo ricordano.Un fortissimo abbraccio.A.

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  8. Si A.anche il "dettaglio" che un tempo ci pareva banale può aggiungere l'elemento di spessore mancante,inseguirlo da altra prospettiva,lavorarci su e sentire radici o "costanti" da ribaltare,forse.Abbraccione ricambiato e fresca doccia poi se non piscina o mare.Mirka

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