fiume

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fiume della vita

domenica 14 luglio 2013

GUIZZO PARTITO DA UNA RECENSIONE DI A.SPAGNUOLO-

.... fluttuò la luce. Piccola,ma quel tanto Necessario per illuminare ogni via verso l'Unica Via.





Pulsò il cuore più forte.          L'Istinto parlò con lui del  Suo perchè.           Il cuore gli rispose di volere ignorare la  logica Ragione, coi "suoi"  dubbi, giust e,sempre obbligati a essere come a sparire.           E.fu così che l'Istinto prese dimora dentro al Cuore.       Qualche volta mescolandosi alla Ragione che,comunque, servi.    E,che, grazie alla sua logica dubbiosità mi permise di trovare la forza Necessaria  per  Sentire ancora pulsare il giusto della vita, nell'unica  dimora vera,il Cuore..   .     La Ragione per continuare a navigare e imparare meglio il movimento della rana.

Mirka




SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

ANTONIO SPAGNUOLO: "Il senso della possibilità"
Kairòs Edizioni. Napoli. 2013. Pp. 104 - € 14,00
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L’eterna diatriba fra la caducità del vivere, e il tentativo di sconfiggere la sua morsa

Opera compatta, organica, Il senso della possibilità, dove l’accento è posto su uno dei motivi di grande inquietudine emotivo-intellettiva del percorso umano. Anche se in questi versi è chiaro, come il più delle volte avviene per la buona poesia, che il dire lirico è frutto di un inconscio antecedente all’azione raziocinante. All’atto speculativo. Lo direi più categoria dello spirito, questo atto creativo. Ha un senso la possibilità? Esiste certamente la possibilità di fare e di agire per ottenere. Ed ha un senso. Ma se messa in relazione al nostro vivere? Alla continua diminuzione di noi e di ciò che siamo e di tutto quello che per noi è vita? Ha senso lottare quando la sconfitta è in partenza. Va bene, noi l’abbiamo vissuta questa possibilità, il suo senso l’abbiamo fatto nostro, l’abbiamo commisurato nella sua validità. E ne è valsa la pena. Abbiamo amato, abbiamo gioito, abbiamo sofferto, anche, ma, anche, sognato mondi irreali che nella nostra immaginazione si sono fatti alcove edeniche a rimpiazzare gli smacchi del nostro limite di essere umani. Fino a farcelo dimenticare, questo limite, magari, una volta presi dai piaceri, dalle vertigini edonistiche. Dalle complicità erotico-sentimentali dove abbiamo investito tutta la nostra passione, tutto il nostro esserci. Ma “Ogni piacere si muterà in rimpianto; tanto più grande il bene voluto, tanto più doloroso il distacco, il ricordo di tanto dato, di tanto avuto” (afferma il poeta). Come se la natura si volesse riappropriare di quello che ha elargito; volesse ricompensare il tutto: piacere e dolore, bene e amale, notte e giorno, Caino e Abele. Forse sta nell’armonia dei contrasti, nel dicotomico succedersi delle contrapposizioni il nerbo dell’umano procedere. Ma qui il discorso è più ampio, si allarga al fatto di esistere, alla portata del nostro vivere da terreni con la possibilità di risolvere il nostro dolore in una sublimazione che vada oltre. Ed è così che sbattiamo contro il perpetuo dilemma del confronto fra le nostre finitezze e la schiacciante, smisurata dimensione di un giorno senza fine. Ed è quel giorno a toglierci passo passo i nostri beni, quelli senza cui non possiamo stare. O, diciamo, possiamo sopravvivere, facendo del nostro cuore e della nostra memoria strumenti di recupero per dare energia convalidante a questo senso. Se poi è la donna che amiamo, se poi è la parte più importante della nostra storia, quella con cui abbiamo navigato, complici, mari a volte tempestosi, a volte lisci come l’olio a risplendere tramonti indelebili, ed orizzonti senza fine; se poi è questa parte di noi a lasciarci soli con le nostre memorie, certamente dare un senso alla possibilità di rinascere si fa cosa dura. Anche se il Nostro mai cade nel nichilismo o nel pessimismo più acerbo. Ed è qui forse la grandezza di questo poema. Cercare di rendere reale, pur con tutto il patema esistenziale della mancanza, quello che cova in seno: un gesto, una mossa, uno sguardo, un sorriso, seppur rubato. E c’è la possibilità di poter agire su ciò che si sfuma. Su ciò che è reale, magari, dentro noi, ma che immateriale, non dà appiglio a questa nostra propensione ad una complicità fisica. Abbiamo dentro noi, sì, dei grandi impulsi vitali, reattivi, delle grandi emozioni scatenate dalle sottrazioni del tempo; abbiamo realtà interiori tanto forti da farsi concrete: realtà dell’irreale. Se per irreale intendiamo tutto ciò che non possiamo vedere e toccare. Ma reale è anche quello che sentiamo. Una realtà distruttiva, a volte, o costruttiva, con effetti patologici di grande reazione compulsiva.
Quale il senso della possibilità, dunque? Della possibilità di dare vita a un mondo in cui l’essere si deve confrontare col tempo e col dolore; col tempo nemico, che ora dopo ora ci toglie quelle cose che reputavamo eterne, non facenti parte dell’idea del nulla, e che tali continuano ad essere, magari, nell’illusione di una presenza. E qui le due realtà: la materiale e la spirituale. E qui la ricerca della possibilità di rendere perpetua una storia unica, insostituibile. Anche con la poesia. È questo, forse, il mezzo più potente per dare un senso alla vita. L’eterna diatriba fra la caducità del vivere, e il tentativo di sconfiggere la sua morsa. E la memoria si fa attiva, robusta, ricca di ricariche, a prolungare, a amalgamare momenti con un non/tempo che si faccia perpetuamente presente. In questo dicotomico diluirsi di un’anima in versi, in questo abbandono tormentato o in questo slancio ad agguantare il verbo disposto a tanta generosità esplorativa, in tutte le acrobazie allusive che il Nostro tenta per dare un senso alla possibilità di vincere, sta l’equilibrio del poema di Spagnuolo. Ma nel tentativo di restare abbarbicato a ciò che non è più, e che realmente convive con il poeta, e di cui lo stesso si alimenta, s’insinua la coscienza di un Orizzonte fatto di luci mutevoli ed ingannevoli. Luci e contrasti di estrema fattura umana, di grande portata sensoriale; di un diacronico fieri da Giorno dopo giorno. Cose di ieri vive solo in seno, nel ricordo, ma che ricadono inesorabilmente in primo piano:

In te prendono forma le silenziose
delicatezze del glicine,
chi rimarrà a ripetere? (pp. 37).

È qui che scatta improvvisa la malinconia. Sì, quelle ombre quotidiane fanno parte della storia. Qui, gesti tanto presenti in animo richiamano altre stagioni a illuminare quelle ombre. Sì, convive il Nostro con la sua realtà interiore, e vive per dare un senso a questi ritorni e a questi richiami; per dare luce alla vita; e alla possibilità stessa di continuare a viverla con Elena, scalando, magari, i gradini di quella spiritualità complice di un sorriso che in terra può essere solo rubato:

Inseguo le tue ombre quotidiane





 "Urlicht"(2 Sinfonia -La Resurrezione-G.Mahler)


Pulsa e tocca la fede anche dall'ingenuità e risuona risuona in concentrici cerchi rimbalzanti



14 commenti:

  1. "Flumina constiterint acuto gelo. Flumina constiterint acuta gelida. Flumina constiterint in alta nocte". usava dire Agostino e non a torto,perchè dove c'è uguaglianza non v'è disaccordo. Seguire il cuore è la via"giusta" per arrivare alla ragione. Convincerla della giustezza del " suo" percorso,labirintico solo per la mente ma mezzo ,necessarioper arrivare là dove tutto nasce.Appunto, il cuore. Anche Mahler ha parlato e tu l'hai preso al volo. Ciao e buona giornata.Salvatore

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    1. Da te SALVATORE ho tutto da imparare,come lo è per ogni riscoperta,sfuggita alla prima vista e, che mi emoziona varianti o no. Grazie col CUORE.Mirka

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  2. Se il cuore trae piacere dal suo cercare,anche la razionalità,prima o poi,ne inseguirà la pista,forse,anzi sicuramente con molta più fatica.
    Di forte spessore è la recensione del poeta Antonio Spagnuolo che tu,con la tua classica generosità ci hai presentato e fatto conoscere. Tutti abbiamo bisogno di passare attraverso la poesia.Anche la magistratura...prima di chiudere gli occhi. Bacioni. Maria R.

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    1. Cara MARIA,visto e constatato che in giro c'è così poco piacere da catturare il cuore,che,almeno lo sia per qualche autentico volo di vera poesia.Rara anch'essa a rigor di verità.Bacio,Mirka

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  3. La mente si serve sempre di un doppio messaggio per arrivare al suo scopo,il cuore no. Lui è sapiente anche quando piange. Un'abbraccio infinito.Mario e Sara

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    1. La mente è biforcuta e spesso traditora MARIO anche se a volte aiuta col suo doppio messaggio a filtrarlo col cuore,magari facendolo piangere.Baci,Mirka

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  4. Un viaggio al chiarore della luce originaria,dice anche Mahler. Interessante la voce del poeta Antonio Spagnuolo. Si farà ricordare insieme alla tua bella ostinazione di ricerca in quell'unica strada che conosci per istinto sicuro. Baci baci.Carlotta

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    1. Vero CARLOTTA,nelle cose che mi sono congeniali sono testardamente caparbia.Bacio,Mirka

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  5. Stimolante la voce nuova che ci hai proposto quest'oggi con la rcensione e alcuni versi del poeta A. Spagnuolo. In lui si sente la metafisica dei dubbi che portano alla coscienza della sofferenza. Ma i suoi orizzonti sono luce che,volente o no portano direttamente al cuore. Per te l'ha già fatto l'istinto filtrato dalla mente.Elsa Fonda

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    1. ELSA chissà che un giorno non si ritorni a recitare insieme anche qualche nuova poesia. Sarebbe dono inaspettato ma non impossibile per ottimisti di fede come siamo noi.Mirka

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  6. Anche Mahler cercò di esorcizzare tutte le sue inquietudini,i suoi fantasmi,i suoi dubbi,nella musica, ispirata certamente dal cuore, onde trarne speranza e fiducia per continuare il suo cammino completandone il cerchio e lasciando tracce per tutti. Il finale entusiastico ce lo assicura. "Morirai per vivere". Mario L.

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    1. ...e noi MARIO vogliamo fermarci su questo glorioso finale continuando a vivere e dando tributo alla vita.Mirka

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  7. Credo che,girovagare fra i dubbi,sia necessario,nell'attesa,tutta nostra,d'arrivare direttamente al cuore,in pace con noi stessi e,forse si vedrà anche quella luce che non ci lascerà più. Enrico S..

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    1. Cuore e coscienza formano il più perfetto degli accordi a cui guardare,ENRICO caro che fortemente abbraccio.Mirka

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