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fiume della vita

lunedì 16 luglio 2012

BELLEZZE CHE FANNO SOGNARE E RIVIVERE UN TEMPO.OVVERO QUANDO A CAP MARTIN


                                        La bellezza è sempre fuga dal caos                           



Nel mistero di Afrodite l'indeterminismo che cerca il ritmo della vita tra un fiore e l'onda



...perché ogni verità si deve spogliare da ogni orpello nell'essenza più astratta, nella volontà che dà corpo senza sforzo apparente.


Aurora non voleva sprecare un attimo del tempo a lei destinato. Scorreva fotografie, lettere che sentiva vive, un pensiero che le procurasse ogni riflesso involontario che la facessero rabbrividire purché restassero avvolti dalla nebbia che alta la proiettasse in sfere ignote come in un vortice che crea tensione.
O l'emozione di quella cresta spumeggiante come quella volta a Cap Martin!.
Dio quanta bellezza!
Quasi voleva essere pietra. Fissata. Si. Fissata in una delle tante pietre che on ingordigia accarezzava lentamente, quasi  in lievitare sentendosi Gesù che cammina sull'acqua o come un'arena liturgica tanto per stare nella sacralità; oppure in quella sala di canto dove doveva eseguire una serie di arie antiche e che varcò con un batticuore tale da parere scoppiare.
E quella potenza del sole disfatto strizzato come un capezzolo incendiato dalle mani del Dio.
 E il mare.
    Eccola quel l'immensa onda che quasi la travolge e alla quale lei va incontro gridando felice. Se non fosse stato per G. ora sarebbe onda anche lei riproponendosi ad "altri" in cerca, come lei, di ritmo misterioso e di magica forza.
Ricorda benissimo l'urlo lancinante che le uscì quando si sentì afferrare  con determinazione e portare al sicuro sulla terra, chiusa da braccia che ballavano per lo spavento.
Eppure lei voleva solo inseguire quella "cresta di spuma" che aveva assunto la forma d'una enorme farfalla o la sfida...

Si concentra Aurora su quell'episodio e sa che era una dolce inconsapevole  arroganza. Come ogni principio di un "sentire fisico" la vita. Il più sottile, drammatico, spietato, mistero della vita che ci restituisce Pan e il suo brivido.
Ma la sua "partita" era appena cominciata, com'erano appena cominciate le sue ricerche nelle varie dimensioni dell'anima, nei viaggi, dentro l'umano.

Ha tra le mani una foto. E' sfuocata ma senza  avere perso il suo fascino
Eccola davanti a  "quella" villa. Villa Cypris.

Ma perché per un attimo il cuore le si arresta?...

Volle sapere tutto di quello splendore sorto da un incontaminato silenzio antico rotto solo dallo sciabole del mare.

 Così seppe che lì vissero due storie d'amore alle quali è strettamente legata una terza vicenda; quella della nascita,morte e splendida resurrezione di una residenza che deve forse al suo nome (Cypris non era uno dei tanti appellativi della dea dell'amore,Afrodite e le sue straordinarie proprietà ammaliatrici?).
Secondo quanto le raccontarono i vecchi di Cap Martin l'amore, o se si vuole la passione, nato all'ombra di Villa Cypris fu quello di una signora francese per un principe persiano. La signora in questione si chiamava Robert Douine (la strada che porta alla villa ha preso questo nome e si fece costruire quella splendida dimora nel 1909-1910 come imperituro ricordo del suo amore. Sempre secondo i racconti di quei vecchi, la signora lavorava da ragazza come commessa in un grande magazzino di Parigi, ma aveva poi sposato il proprietario diventando l'erede di un'immensa fortuna.
Conferme di questa storia si trovano in abbondanza nei motivi decorativi della Villa Cypris, specialmente negli onnipresenti  pavoni che come si sa erano il simbolo del l'Impero persiano. Ci si imbatte in questi pavoni, simili a criptici billets doux, guardando le pareti, i pavimenti, i soffitti, i mosaici.
Molti aspetti della lontana love story sono ancora avvolti dal più fitto mistero,ma su un punto non dovrebbero esserci dubbi. Madame Douine (madre di Virginie Heriot, una nota skipper degli anni 20 che con il suo L'Ailé IV stabilì numerosi primati velici) commissionò la villa a un architetto, Edouard Arnaud, che lavorava per il governo francese, mentre gli interni e i giardini invece furono affidati a Raffaele Mainella che aveva in precedenza lavorato alla adiacente villa, Torre Clementina. Mainella era un pittore e decoratore di Benevento che aveva cominciato (così almeno si racconta anche di lui) come parrucchiere per signora; ma ben poco d'altro si sa di lui. Mainella riuscì comunque a interpretare in pieno e a realizzare i desideri di Madame Douine. La signora viaggiava di frequente e le sue mete preferite erano l'Italia (Ravenna, Palermo, Monreale), Costantinopoli,i Paesi arabi,l'Oriente. E da questi viaggi trasse ispirazione per la sua villa.
Mainella riuscì comunque a conciliare stravaganze ed equilibrio, eccessi ed armonie. C'è del genio nella sovrabbondanza generalizzata, nel delirio di marmi, mosaici, colonne, pannelli marmorei traslucidi, soffitti intagliati. E c'è del genio anche nell'eccessivo carico di stili, citazioni Dal mare, in certi momenti, sembra giungere un sommesso mormorio: è la voce  della dea  Afrodite, che richiama da ogni angolo, e materiali usati in tutta la costruzione.
Ma se Mainella aprì la villa alla natura, al cielo e al mare fino a dove erano raggiungibili dall'occhio umano, e dove ogni sogno poteva vivere anche infrangendosi contro gli scogli in schiuma,"altri" ne fecero scempio. Dopo la seconda guerra mondiale, la villa fu acquistata da un inglese che la riempì di scimmie per poi donarla, sembra,al nipote che a sua volta la cedette a qualcun altro sino a portarla a una totale distruzione.
Ma ritornò l'amore e la passione e la villa emerse in tutto il suo inalterato splendore.
Un'altra donna, la moglie del nuovo proprietario, si innamorò di Cypris e dedicò gli ultimo tre anni della sua vita a un meticoloso restauro di villa e parco.
La signora chiamò esperti locali, come aveva fatto Madame Douine. Furono restaurati soffitti, pannelli e pavimenti, il chiostro, il belvedere ed un'affascinante follia chiamata la "moschea in rovina" e, per il parco fu chiamato l'esperto più famoso del mondo. Pietro Porcinai. Così che, bellezza e suoni scaturiti dal silenzio ripresero la loro dimora naturale.

Aurora continuava a divagare percependo attorno a se il sibilo del vento che avidamente respirava. Si  vedeva chinata a bere da ogni pietra inzuppata d'acqua salina con qualche spruzzo improvviso di rosso. Sentiva lo spirito d'ogni tempo sfiorato da un segreto come di trama delicatissima fatta con tanti colori ma che ai suoi occhi pareva uno solo. S'immagina argilla nelle mani amorose e finissime di un esperto vasaio sicuro e... divenne materia astratta, inanimata, metafisica di se stessa ma riflessa in ogni più piccolo granello con dentro tutti i soli delle albe come dei tramonti che alle onde si congiunge. Teneramente, liricamente, impetuosamente per una forza immanente che sempre la prendeva lasciandola integra anche quando la spezza e sfugge in misteriose sfere dove l'uomo ha il suo sacro. Visse tutto questo, più e più volte sino a non sapere più chi fosse o fosse stata.
Poi una voce la scosse brutalmente portandola via dal suo vagabondare fra quel silenzio così caro a lei fatto di echi e di risonanze.
I problemi contingenti erano lì. La costringevano a prenderli per il collo o loro avrebbero presa per il collo lei. A meno che...
Un brivido la percorse tutta. La finestra si era spalancata con un gran fracasso e sbatteva col vento. Un vento sussurrante ipnotiche nenie antiche.
Lasciò sul tavolo le foto sbiadite e un po sfocate. Una cadde. Per la frazione di un attimo, Aurora fu  protesa a raccoglierla ma...alzò le spalle quasi indifferente.

Si alzò stanca e svogliata. Per lei la vita era "altrove". Forse già finita. Là. Dal mare, dove in certi momenti, sembra giungere un sommesso mormorio; è la voce della dea Afrodite, dal silenzio lasciato dalle ali degli uccelli, la rugiada che percepiva già il mutamento nel freddo della brina o come avrebbe detto Borges:"La bellezza non è che l'immanenza di una rivelazione che non si compie.

(Estrapolato dai Racconti di Aurora, ovvero Il Destino nel Nome)

Mirka




"Dido's Lament" ( Dido and Aeneas- H.Purcell)




I? KO



Precisazioni: I riferimenti storici riguardanti Villa Cypris  sono stati presi da fonti attendibili ma non mie. Dicasi altrettanto per le foto.


15 commenti:

  1. Mi avevi preso con la performance di radio bruno,ma leggerti mi ha intrigato il pensiero.Ti abbraccio e ancora brava.Grazia

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    1. A volte la voce distrae dal sotteso profondo contenuto,GRAZIA e allora va bene questo doppio di ascolto e anche di lettura.Ti abbraccio e grazie a te per questo tua doppia attenzione.Mirka

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  2. Ho letto le recensioni.Complimenti.Sergio

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    1. Onorata SERGIO anche per la tua presenza qui che ringrazio.Mirka

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  3. Approdare qui è come arrivare all'isola Eea,trovare una maga umanissima e piangere.Luigi Santucci

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    1. Maddai LUIGI con quel piangere molto fuoriluogo ma...se un pò di vera commozione sono riuscita a trasmetterti Aurora ne è felice e con un bell'inchino ringrazia.
      Ciao,Mirka

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  4. Aurora.Un personaggio che porta lontano e fa rivivere autentiche meraviglie.Ti voglio bene ghepardina e mi manchi.Carlotta

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    1. Gazzella CARLOTTA una carezza di velluto a te e un bacio.Mirka

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  5. RINGRAZIO UMILMENTE TUTTI PER QUESTA AMOREVOLE ATTENZIONE.

    MIRKA

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  6. Splendida Aurora! Un'Aurora che sa immedesimarsi tutta in ogni cosa col sentimento di Afrodite,con l'implacabile lucidità d'esaminarla anche se "controvoglia" è semplicemente Aurora di un Destino nel nome.A.

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    1. A. carissimo...TU l'hai detto.Ciao e grazie ancora,Mirka

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  7. Immaginifica,erotica,intensa,energica,sinuosa come quell'"onda" che si infrange sugli scogli o dentro a una conchiglia che si raccoglierà.
    Congratulazioni vivissime.Gianni

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    1. E' così GIANNI.Onda che si infrange e sparisce nell'orecchio di conchiglia.Grazie,Mirka

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  8. Quell'Aurora toglie a me il sonno tanto la rileggo.Però lascio a te un bravissima! Ornella

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    1. Forse ORNELLA è il caso di togliere Aurora dal comodino del letto nel mentre luminosa ringrazia.
      Bacio,Mirka

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